Talpe, violazioni e nemici: soltanto fango contro Tav o è ricattabile?
Corvi, talpe, vedove, burattini e burattinai. Complotti e ricatti. Cos’è diventata la Figc? Ma soprattutto, la domanda che al netto delle indifendibili gaffe scaturisce dai fatti di questi giorni: Carlo Tavecchio è dunque un personaggio ricattabile? Com’è possibile che un «estorsore», come lui stesso lo definisce, abbia potuto incontrare il presidente federale e chiedergli prima x, poi y, poi z in diversi incontri, ottenendo di investire dei suoi progetti anche il direttore generale Uva e il centro studi della Figc (che avevano bocciato il tutto), fino al momento di rinunciare con un confidenziale sms? Quali e quanti sono i fronti aperti che si inseguono nelle stanze della Figc fra corvi e talpe? Domande che cercano (e per ora non trovano) risposte, anche perché è il quadro generale che manca, in bilico fra l’ipotesi di un legame, non solo oggettivo, fra gli «avversari» di Tavecchio, e quella di un intreccio fra opposizione legittima e pubblica (pensiamo all’Aventino dichiarato dai calciatori), interessi feriti, vedove di precedenti dirigenti e vecchie inimicizie che sta spargendo tanti veleni nella classe dirigente del nostro pallone.
PRESIDENTE «ZOPPO» Insomma, quando oggi ci si interroga sul futuro del presidente federale — più che andar dietro ai mal di pancia, veri o presunti, di Matteo Renzi e Giovanni Malagò, ai quali in realtà potrebbe andare bene che un Tavecchio nuovamente debole resti al suo posto (almeno per ora) — è più il fronte interno che può generare lo scenario di un presidente «zoppo», preso di infilata da troppe questioni e antagonisti.
SOLO VELENI? Il presidente rivendica giustamente i successi riformatori del suo mandato, ma è indubbio che le rose a 25 o i campionati giovanili o le nuove norme sui bilanci, per fare tre esempi, sono circondate da tante nuvole. Alcune questioni sono già pubbliche, almeno in una parte generale: prima fra tutte, il caos della Lega Pro e quelle denunce del subcommissario Feliziani che qualcuno vicino a Tavecchio avrebbe tentato di depotenziare per ragioni elettorali. Lo stesso presidente, in estate, all’apprezzato revisore dei conti aveva assicurato un posto in Covisoc, poi svanito. Ma ci sono anche vicende su cui si inseguono da tempo sussurri e grida, come quella che riguarderebbe un interesse privato di Tavecchio, o di persone a lui vicine, nell’omologazione dei campi da costruire. E ancora la legittimità di alcuni contratti di collaborazione. Su uno di questi, il rapporto con il suo autista (a cifre onestamente per niente scandalose), si è scatenato il giallo numero uno: una violazione del sistema informatico che ha spinto il presidente ad aprire un’indagine interna e poi a rivolgersi ad un consulente informatico. Una macchina del fango in salsa calcistica? O lo specchio delle reali vulnerabilità di Tavecchio? Ecco, su questo si può dire una cosa: questa vulnerabilità abiterebbe in una serie di rapporti e abitudini nella gestione della Lega Dilettanti, che il presidente federale farebbe bene a troncare.