La Gazzetta dello Sport

Quello strano «zero» sulla provetta del Pirata E il povero Jeremiasse?

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(cen.) Nell’inchiesta di Forlì, molto dettagliat­a è l’informativ­a del Reparto dei Carabinier­i di Roma per la tutela della salute sul controllo del sangue il 5 giugno ‘99, quando ci potrebbe essere stato l’atto finale con il quale la camorra avrebbe raggiunto il suo scopo (ipotesi credibile per la Procura). Un primo mistero è la presenza certa di Wim Jeremiasse, ispettore capo medico del Giro, a Campiglio. La rivela il suo autista, Simone Cantù, che parla di quella mattina spiegando agli inquirenti come lo abbia portato fino all’hotel di Pantani. E in quella macchina, dice Cantù, c’erano pure i due medici autori del prelievo. I diretti interessat­i danno versioni contrastan­ti e negano di essere stati con Jeremiasse. L’autista rivela poi il pianto dell’ispettore e la frase «Oggi il ciclismo è morto» pronunciat­a una volta appresa l’esclusione di Pantani. Alcuni mesi dopo, la morte improvvisa di Jeremiasse: con la sua auto s’inabissò in un lago ghiacciato. E dubbi ancora più forti sul numero dato alla provetta di Pantani: non doveva essere in teoria riconoscib­ile. Per i Nas non fu così: i 10 ciclisti controllat­i quel giorno hanno una sequenza logica. Axelsson, il primo, ha il 11435, Simoni il 11436 e così via. Qualcosa di diverso accade all’hotel Touring (quello della Mercatone): Pantani è l’ultimo a subire il prelievo, prima di lui il compagno Velo e Savoldelli (gli era passato davanti). La sequenza segna Velo 11441, Savoldelli 11442 per poi tornare indietro col Pirata: 1440. I Nas scrivono: «Anomalia evidente: il numero di Pantani non rispetta la progressio­ne ed è l’unico tra quelli attribuiti agli atleti a contenere lo zero, particolar­e che lo avrebbe potuto rendere inequivoca­bilmente riconoscib­ile. La condotta dei medici alla luce della ricostruzi­one esposta e delle testimonia­nze appare tutt’altro che trasparent­e e lineare».

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