MotoGP in Spagna
Il Dottore azzecca il giro in extremis e ribalta la 1a fila: l’ultima volta fu ad Assen 9 mesi fa. Lorenzo e Marquez vicinissimi, Dovizioso 4°
Vale in extremis ribalta la prima fila: non capitava da 9 mesi: «Che battaglia con quei 2». Lorenzo e Marquez sono lì. Moto3: il pupillo Bulega davanti a tutti a 16 anni
Continuate a dargli del vecchio, del pilota sul viale del tramonto, dell’ex campione più bravo a fare politica nel retrobox che non ad aprire il gas, staccare un metro più in là, inventarsi una traiettoria. Continuate a dire che è dietro l’angolo il giorno in cui Valentino Rossi diventerà prigioniero del proprio glorioso passato, statuina gloriosa da museo delle cere del motociclismo. E preparatevi, una volta di più, a essere smentiti.
GIOIA «La verità è che quando guida lo vedi felice. Si diverte così tanto in moto da diventare immune a ogni critica» se lo gode Matteo Flamigni, uno degli intoccabili di Rossi all’interno del box, il tecnico che giocando col computer garantisce che la Yamaha sia pronta ad andare in battaglia. Una battaglia che ieri per la 52a volta ha permesso a Rossi di conquistare la pole position. «È stato pauroso» gli fa i complimenti Andrea Dovizioso, uno non certo abituato a regalare parole al vento. Un’escalation di emozioni, la qualifica che ha portato il pesarese a migliorarsi ogni volta un po’ di più, 5 giri sempre più belli, intensi, perfetti, una sfida con il cronometro più che con i soliti rivali Jorge Lorenzo e Marc Marquez, beffati davanti al loro pubblico, che ha strappato qualche lacrimuccia di commozione a mamma Stefania e nella quale il tempo alla fine si è arreso: l’ultima volta che Rossi era scattato in pole qui a Jerez era il 2005, 11 anni fa. Nicolò Bulega, che ieri solo alla quinta qualifica coi colori della VR46, si è tolto la soddisfazione di rendere ancor più felice la giornata di Rossi con una pole di rara bellezza, non aveva 6 anni, e cosa fosse la moto iniziava a scoprir-
LA PISTA Il tracciato di Jerez è medio lento, con 13 curve, 5 a sinistra e 8 a destra. Forte decelerazione alla numero 6: da 300 a 65 km/h
lo dai racconti di papà Davide. Valentino, invece, a quei tempi era letale per chiunque. In quel weekend, che apriva la stagione 2005 della difesa del titolo conquistato con la Yamaha, bastò una curva, l’ultima, dell’ultimo giro, per mandare in frantumi la convinzione di Sete Gibernau di essere rivale vero per Rossi: nel contatto ravvicinato tra i due, Sete imboccò la traiettoria verso lo psicanalista, Vale quella per il 7° Mondiale. Manovra poi copiata da Marquez nel 2013, quando a fare il Gibernau di turno fu Lorenzo, che il giorno prima si era visto intitolare proprio quella curva.
LOTTA A TRE I tifosi, che quando questi tre incrociano traiettorie sentono l’odore del sangue come un toro nell’arena, oggi sognano per le Yamaha e la Honda un finale da cuori forti. «Sarebbe bellissimo. Però avrebbe una grandissima possibilità di vincere il quarto» è la risposta da premio Nobel della comunicazione di Rossi. Che oggi a 9 anni di distanza punta al 10° successo su una pista dove ai tempi delle gomme Michelin faceva il padrone di casa. Salvo un harakiri collettivo, il GP oggi sarà un affare tra questi tre. In una qualifica nella quale solo all’ultimo Vale ha ribaltato la prima fila, tra lui e Marquez (3°) ci sono solo 155 millesimi, appena 33 tra i due spagnoli. Andrea Dovizioso, 4° e bravo a mettere una pezza al weekend disastroso della Ducati, paga 844 millesimi, uno meno di Maverick Vinales, Andrea Iannone è addirittura 11° a 1”3.
FENICE Ma se Jorge e Marc lì davanti sono una costante, a sorprendere è la capacità di Rossi di reinventarsi in qualifica, suo tallone d’Achille. Quella di ieri è stata la terza prima fila consecutiva, dopo il 2° posto in Argentina e il 3° in Texas. Domanda da Rischiatutto: da quanto non ci riusciva? Da fine 2009, anno dell’ultimo Mondiale, quando scattando in pole position a Sepang chiuse un filotto di 11 gare. Da allora, la miseria di 3 pole, l’ultima un anno fa ad Assen. Quando Rossi dominò prove, qualifiche e in gara, respingendo l’assalto di Marquez alla chicane finale e facendo cross sulla sabbia, chiarì allo spagnolo che lui, no, all’ultima curva non fa come un Gibernau qualsiasi.