La Gazzetta dello Sport

Doping: ciclo e baseball Di Luca, biografia shock Colabello fuori 80 partite

Di Luca biografia shock «Ho barato come tutti Fregato da un errore» Da piccolo sognava una bici d’oro, poi 16 anni di menzogne «Noi siamo bestie. Non mi pento, senza aiuti non avrei mai vinto»

- Luca Gialanella

A8 anni, quel bambino sognava una bici speciale: «La voglio d’oro». Il bambino prodigio è Danilo Di Luca. «La mia mente si è abituata a sentire la vittoria come qualcosa sempre a portata di mano». Entrato nel vortice del doping, squalifica­to a vita (Cera al Giro 2009, Epo prima del Giro 2013): «Se non mi fossi dopato non avrei mai vinto. Non mi pento di niente. Ho mentito, ho tradito, ho fatto quello che dovevo fare per arrivare primo».

SISTEMA Danilo scrive «Bestie da Vittoria», che uscirà martedì. Il suo viaggio nell’inferno del doping. Per 16 anni. Si parte dalla fine, il 27 maggio 2013, a casa dopo la positività al Giro: «Scopro che hanno modificato il sistema di rilevare la presenza di Epo nel sangue fino a 24 ore dopo l’assunzione. Io l’avevo fatta alle 11 di sera. Con 500 unità, i tempi di rintraccia­bilità sono dalle 3 alle 6 ore, ero tranquillo, sarei risultato pulito anche se fossero venuti al mattino. Ma i miei calcoli non sono serviti a niente...». E poi: «Il ciclismo di oggi non è più lo sport che ho amato. Sono stanco della solitudine, della menzogna di nasconderm­i. Nel ciclismo tutti sanno la verità, ma la verità è inaccettab­ile. Quando i direttori sportivi dicono “non so niente”, mentono. L’ambiente non ti obbliga a doparti, ti sollecita, il campione crea un indotto che dà da mangiare a un sacco di famiglie». Non c’è rimorso, non c’è pentimento. Non ci sono accuse. Danilo non è un pentito. Ma Alessandro Spezialett­i, l’amico di sempre, nel 2013 gli dice in faccia: «Danilo, puoi dire che è un mondo di merda se te ne vai tu, non se ti cacciano. Non hai nessuna credibilit­à».

BRIVIDI

Le prime cento pagine sono un lungo incubo. Prima del Giro 2013: «Ho aspirato 500 unità di Epo. Quindici anni fa, qualcuno arrivava a farsi anche 4.000 unità al giorno. Una follia». «I ciclisti sono degli eccellenti infermieri». Il suo rapporto paterno con il medico Santuccion­e: «Soltanto uno stupido può pensare che basti l’epo per diventare un campione». «È semplicist­ico riportare tutto alla farmacia » . E poi: «L’assunzione di sostanze illegali porta la menzogna: mentiamo alla famiglia, alle mogli, ai giornalist­i, ai massaggiat­ori, ai meccanici, perfino ai nostri colleghi. Ogni ciclista sa che tutti si dopano eppure nessuno parla e qualcuno sostiene pure di andare “a pane e acqua”. Mentire diventa naturale come

LA CHIAVE Di Luca, 40 anni, pro’ dal 1999 al 2013, ha vinto il Giro 2007; più Lombardia 2001, Amstel e Freccia 2005, Liegi 2007

respirare » . « La verità è che tutti si dopano e che tutti lo rifarebber­o». «Nel 1997, al terzo anno da dilettante, inizio con la farmacia». «Inizio a doparmi seriamente nel 2001 al terzo anno da profession­ista. Mi procuro tutto coi mercati paralleli». «Diventiamo come animali, come bestie. Non siamo eroi, siamo dei pazzi scatenati. Per un ciclista l’importante è vincere, non pensi mai che ti possono beccare, che ti puoi ammalare». «I velocisti prendono la nitroglice­rina in pastiglie per fare delle sfiammate supersonic­he negli ultimi tre chilometri. La sciolgono sotto la lingua prima della volata. Tornano nuovi». Adesso Di Luca fa il costruttor­e di biciclette.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy