Due gol da centravanti vero L’Inter soffre ma vince
Il centravanti che non t’aspetti. Dall’Udinese di Colantuono, squadra cui aveva segnato il suo ultimo gol in campionato addirittura nel 2015, all’Udinese di De Canio: Stevan Jovetic restituisce sorriso e successo all’Inter con una doppietta da «9» consumato, nell’area piccola, opportunista spietato. Non che il 3-1 cancelli tutti i problemi di una squadra che soffre per Dna, fatica quando s’avvicina all’area e soprattutto non conosce la parola fluidità nella manovra: il prossimo proprietario – cinese o indonesiano o di chissà dove – dovrà regalarle, per prima cosa, un regista. Ma almeno si sono visti cuore, aggressività, coraggio e non è un caso che per la prima volta i nerazzurri abbiano ribaltato il risultato: dopo essere andati in svantaggio, fin qui, avevano conquistato al massimo un pari. Il tutto con la collaborazione dell’Udinese che segna subito, gol-capolavoro di The- reau, gioca a lungo meglio, ma non riesce a impostare la formula difesa e contropiede come avrebbe voluto, sprecando il pari-beffa nel finale. Per la Champions è dura, troppe le occasioni perse per strada: anche se la Roma dovesse cadere con il Napoli, recuperare 4 punti in 3 partite sembra un’impresa. Ma l’Europa, League s’intende, dovrebbe cominciare a settembre, salvando così estate e preparazione.
RICOMINCIO DAL PLAY
Estate che dovrà essere dedicata a una ricostruzione mirata, almeno per l’Inter. Non che manchino qualità e solidità, dalla coppia difensiva Miranda-Murillo a quella d’attacco Icardi-Jovetic, passando per un Kondogbia in netta crescita e i due croati, Brozovic e Perisic, che nei giorni ispirati garantiscono profondità e pressing. Ma l’impressione, un film già visto per la verità, è che serva qualcuno che prenda per mano questa qualità: rispetto alla Juve, per dire, non manca soltanto Marchisio, ma anche una regia arretrata alla Bonucci. E allora finisce che la palla viene appoggiata in orizzontale, al compagno più vicino, oppure scaraventata con lancione lungo sul quale Icardi non può sempre sfiancarsi. Il 44-2 di Mancini spesso si traveste da 4-2-3-1, con Brozovic a incunearsi da destra al centro, l’unico a cercare variazioni sul tema, e Jovetic ad allargarsi a sinistra. Ma la squadra finisce con l’allungarsi e lasciare spazi all’Udinese. Che non aspetta altro.
UDINESE OPERA A METÀ
L’1-0 di Thereau dopo 9’ è un regalo neanche troppo inaspettato, per come arriva, se è vero che 5 degli ultimi 6 gol dell’Udinese sono nati da cross. Qui il lancio improvviso è addirittura dalla linea di centrocampo, firmato Badu, ma da incorniciare è il calcio al volo di Thereau, tra Murillo e Juan Jesus rimasti un po’ larghi. Con la difesa dominata da Felipe, e con lo stesso Thereau che si fa un mazzo enorme tornando a prendere la palla, per tenere alta l’Udinese, ci sarebbe tutto per chiudersi e ripartire, sferrando il colpo che chiuderebbe la sfida. Quello di De Canio è un bel progetto. Invece la squadra resta sempre più bassa, mentre le ripartenze s’infrangono sulla barriera MeloKondogbia. Senza mai arrivare al tiro, e con l’Inter che pressa, poco ordinata ma continua, l’impressione è che prima o poi il gol arriverà.
E ANCHE EDER
Ne arrivano tre infatti. Il primo per iniziativa personale: una bella azione di Icardi che si libera di Wague nello stretto e serve Jovetic sul quale né Danilo né Edenilson chiudono. Alla Paolo Rossi. Qui l’Udinese capisce che sarà dura ma non reagisce, indebolita a sinistra dove Fernandes ed Edenilson non fanno grande filtro. L’Inter invece comincia a occupare la metà campo avversaria con una manovra avvolgente, anche se imprecisa e spesso lenta al momento di chiudere il conto, dettata dai tagli di Brozovic, dal movimento di Jovetic, dal gran lavoro sulla fascia di Perisic (subentrato a Juan Jesus). E arriva il 2-1, alla mezzora della ripresa, apertura del solito Brozovic e cross quasi impossibile di Biabiany, che salva così quella che era stata una partitaccia: Jovetic, ancora «Pablito», anticipa Danilo di petto. Il terzo, infine, al 50’: contropiede e diagonale di Eder appena entrato. L’ex sampdoriano i gol li sa fare così e, nella partita cominciata con 22 stranieri, il suo centro, il primo in nerazzurro, dà un po’ di sollievo anche al c.t. Conte. E pensare che solo un attimo prima l’Inter ha rischiato il 2-2 con Zapata e Hallfredsson che sciupano l’incredibile sottorete. Con la sofferenza nel Dna, appunto.
E INFINE EDER A San Siro gli uomini di Mancini partono male però rimediano col cuore Manca un regista, ma ci pensa Jo-Jo. Allo scadere a segno finalmente pure Eder