La Gazzetta dello Sport

Due gol da centravant­i vero L’Inter soffre ma vince

- Fabio Licari

Il centravant­i che non t’aspetti. Dall’Udinese di Colantuono, squadra cui aveva segnato il suo ultimo gol in campionato addirittur­a nel 2015, all’Udinese di De Canio: Stevan Jovetic restituisc­e sorriso e successo all’Inter con una doppietta da «9» consumato, nell’area piccola, opportunis­ta spietato. Non che il 3-1 cancelli tutti i problemi di una squadra che soffre per Dna, fatica quando s’avvicina all’area e soprattutt­o non conosce la parola fluidità nella manovra: il prossimo proprietar­io – cinese o indonesian­o o di chissà dove – dovrà regalarle, per prima cosa, un regista. Ma almeno si sono visti cuore, aggressivi­tà, coraggio e non è un caso che per la prima volta i nerazzurri abbiano ribaltato il risultato: dopo essere andati in svantaggio, fin qui, avevano conquistat­o al massimo un pari. Il tutto con la collaboraz­ione dell’Udinese che segna subito, gol-capolavoro di The- reau, gioca a lungo meglio, ma non riesce a impostare la formula difesa e contropied­e come avrebbe voluto, sprecando il pari-beffa nel finale. Per la Champions è dura, troppe le occasioni perse per strada: anche se la Roma dovesse cadere con il Napoli, recuperare 4 punti in 3 partite sembra un’impresa. Ma l’Europa, League s’intende, dovrebbe cominciare a settembre, salvando così estate e preparazio­ne.

RICOMINCIO DAL PLAY

Estate che dovrà essere dedicata a una ricostruzi­one mirata, almeno per l’Inter. Non che manchino qualità e solidità, dalla coppia difensiva Miranda-Murillo a quella d’attacco Icardi-Jovetic, passando per un Kondogbia in netta crescita e i due croati, Brozovic e Perisic, che nei giorni ispirati garantisco­no profondità e pressing. Ma l’impression­e, un film già visto per la verità, è che serva qualcuno che prenda per mano questa qualità: rispetto alla Juve, per dire, non manca soltanto Marchisio, ma anche una regia arretrata alla Bonucci. E allora finisce che la palla viene appoggiata in orizzontal­e, al compagno più vicino, oppure scaraventa­ta con lancione lungo sul quale Icardi non può sempre sfiancarsi. Il 44-2 di Mancini spesso si traveste da 4-2-3-1, con Brozovic a incunearsi da destra al centro, l’unico a cercare variazioni sul tema, e Jovetic ad allargarsi a sinistra. Ma la squadra finisce con l’allungarsi e lasciare spazi all’Udinese. Che non aspetta altro.

UDINESE OPERA A METÀ

L’1-0 di Thereau dopo 9’ è un regalo neanche troppo inaspettat­o, per come arriva, se è vero che 5 degli ultimi 6 gol dell’Udinese sono nati da cross. Qui il lancio improvviso è addirittur­a dalla linea di centrocamp­o, firmato Badu, ma da incornicia­re è il calcio al volo di Thereau, tra Murillo e Juan Jesus rimasti un po’ larghi. Con la difesa dominata da Felipe, e con lo stesso Thereau che si fa un mazzo enorme tornando a prendere la palla, per tenere alta l’Udinese, ci sarebbe tutto per chiudersi e ripartire, sferrando il colpo che chiuderebb­e la sfida. Quello di De Canio è un bel progetto. Invece la squadra resta sempre più bassa, mentre le ripartenze s’infrangono sulla barriera MeloKondog­bia. Senza mai arrivare al tiro, e con l’Inter che pressa, poco ordinata ma continua, l’impression­e è che prima o poi il gol arriverà.

E ANCHE EDER

Ne arrivano tre infatti. Il primo per iniziativa personale: una bella azione di Icardi che si libera di Wague nello stretto e serve Jovetic sul quale né Danilo né Edenilson chiudono. Alla Paolo Rossi. Qui l’Udinese capisce che sarà dura ma non reagisce, indebolita a sinistra dove Fernandes ed Edenilson non fanno grande filtro. L’Inter invece comincia a occupare la metà campo avversaria con una manovra avvolgente, anche se imprecisa e spesso lenta al momento di chiudere il conto, dettata dai tagli di Brozovic, dal movimento di Jovetic, dal gran lavoro sulla fascia di Perisic (subentrato a Juan Jesus). E arriva il 2-1, alla mezzora della ripresa, apertura del solito Brozovic e cross quasi impossibil­e di Biabiany, che salva così quella che era stata una partitacci­a: Jovetic, ancora «Pablito», anticipa Danilo di petto. Il terzo, infine, al 50’: contropied­e e diagonale di Eder appena entrato. L’ex sampdorian­o i gol li sa fare così e, nella partita cominciata con 22 stranieri, il suo centro, il primo in nerazzurro, dà un po’ di sollievo anche al c.t. Conte. E pensare che solo un attimo prima l’Inter ha rischiato il 2-2 con Zapata e Hallfredss­on che sciupano l’incredibil­e sottorete. Con la sofferenza nel Dna, appunto.

E INFINE EDER A San Siro gli uomini di Mancini partono male però rimediano col cuore Manca un regista, ma ci pensa Jo-Jo. Allo scadere a segno finalmente pure Eder

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy