La Gazzetta dello Sport

«NOI COME BECKER E DJOKOVIC: INSIEME PER IL 10°»

- L’INTERVISTA di PAOLO IANIERI INVIATO A JEREZ DE LA FRONTERA

IL TRE VOLTE IRIDATO È IL COACH DI ROSSI: «VISTO CHE POLE? IO CREDO NEL MONDIALE. IL MIO RUOLO? STUDIO LE TRAIETTORI­E IN PISTA, PROVO A CAPIRE SE C’È SPAZIO PER MIGLIORARE» L a nuova vita di Luca. «Mi avessero detto un anno fa che sarei tornato in questo mondo avrei risposto: impossibil­e! È nato tutto per caso, mi ero impegnato a dare una mano a Riccardo Russo in due gare della Stock 1000, poi questa promozione lampo che mi ha lanciato qui. Sono felice». Luca Cadalora, uno dei piloti italiani più talentuosi e vincenti (3 titoli mondiali, uno in classe 125, due in 250, vicecampio­ne in 500 nel ’ 94, 34 vittorie e 72 podi in 195 gare disputate), dai test di Phillip Island è il coach di Valentino Rossi, come da scritta sul cappello. «L’idea è di Valentino. Il riferiment­o era tipo Becker per Djokovic nel tennis, non è che mi offendo», ride rilassato. Cadalora, è facile insegnare a un 9 volte campione del mondo di 37 anni? «Sì. Come Vale, anche io penso che uno non deve mai credere di saper tutto, devi essere disposto a scoprire cose nuove, a provare soluzioni diverse». Viveva felice nella sua Modena, a giocare coi motori nel suo garage. Perché è tornato? «Me lo avesse chiesto chiunque altro avrei detto di no, ma dopo aver incontrato Vale lo scorso anno, avere girato assieme a Misano e parlato di moto, non potevo rifiutare. Ma sono stato chiaro: se pensi che posso esserti d’aiuto felice di dare una mano, altrimenti resto tranquilla­mente a casa a divertirmi coi miei giocattoli». Avete due caratteri opposti, scherzoso e allegro Rossi, più chiuso e tranquillo lei. «Ma a stare con Vale sto impa-

rando ad aprirmi, ho capito alcuni limiti del passato. Caratteria­li e come pilota. Non ho rimpianti, ma forse a livello di relazioni avrei potuto fare qualcosa di diverso, mi avrebbe aiutato in carriera. Detto questo, mi sento fortunato, ho fatto della mia vita un sogno». Come si sente in questo ruolo?

«Mi piace perché è come se fossi tornato in sella e questa per me è una parte emozionant­e. Non è solo un lavoro, c’è la passione, quella è intatta». Cosa fa esattament­e?

«Provo ad aiutare, venire incontro alle richieste di Valentino. Durante le sessioni di prova vado in pista, studio le traiettori­e, provo a capire se c’è spazio per migliorare la prestazion­e, ma mi piace mettere il naso anche nelle questioni tecniche, intuire come la moto possa reagire in determinat­e situazioni». Com’è un weekend tipico? «A volte arriviamo su una pista che io non ho mai visto e allora all’inizio è soprattutt­o Vale che mi aiuta, spiegandom­i come si guida, i punti chiave, dove in passato ha faticato. In generale ho una mappa del circuito e sessione dopo sessione mi concentro sulle varie aree, capire dove si può migliorare, provare a trovare quel qualcosa che i dati non ti dicono, come se in una curva passi un metro più o meno fuori. In squadra hanno tanti dati, io provo a darne alcuni diversi». Siete amici da non tanto. Valentino che ha imparato a conoscere è come immaginava? «No, e per me è stata una sorpresa. Mi parlavano di Vale in un certo modo, ma non ci ho creduto finché non l’ho visto da me. Da fuori non si può capire. È un pilota migliore di quello che ero io, forte in quelli che erano i miei punti deboli: è un generoso, mette tutto quello che ha anche se la moto non è perfettame­nte a posto, mentre io richiedevo sempre il massimo dal mio mezzo. Ha vinto 9 Mondiali, oltre cento gare, eppure si mette sempre in discussion­e, è umile. Adesso inizio a capire perché a 37 anni è ancora a questo livello». Il gruppo è fondamenta­le.

«È una persona molto piacevole con la quale lavorare, ha rispetto per tutti. Lo vedevo in tv, ma la realtà che ho scoperto mi ha impression­ato moltissimo». Ai suoi tempi imperavano i piloti americani che sfruttando l’allenament­o nello short track imposero un nuovo stile di guida. Lei odiava quella disciplina, eppure oggi è tornata in auge. «Pensi che mi sono convertito pure io, girando al Ranch di Vale. E ho capito che avrei potuto dedicarci un po’ di tempo quando correvo, mi sarebbe servito. Non puoi pensare di avere la moto perfetta sempre, qualche volta bisogna che la usi com’è». Se Cadalora fosse stato nel box nel finale dello scorso anno sarebbe cambiato qualcosa? Valentino avrebbe gestito in maniera diversa la situazione? «Coi se e coi ma non fai la storia. E non penso che Vale mi abbia chiamato per quel che è successo. Il finale dello scorso anno l’ho vissuto da spettatore, ho visto un comportame­nto di due giovani piloti che mi ha davvero spiazzato. Quella è la cosa che mi ha ferito come appassiona­to». L’addio di Lorenzo, Valentino come lo vive? Un successo personale? «Vale prima di tutto fa il suo lavoro, cerca di essere il più veloce possibile, quel che fa Lorenzo lo interessa poco». Cosa fa la differenza oggi rispetto ai suoi tempi? «Non cambia molto, i piloti forti adesso sarebbero forti in ogni epoca e lo stesso per quelli degli anni ‘90». Tra i piloti di oggi Lorenzo è quello che assomiglia più a lei? «Effettivam­ente dall’esterno può sembrare, ma non credo, perché è un approccio diverso nella guida. La mia era una guida pulita, sì, ma non meccanica. Era una pennellata, veniva dall’istinto non dall’allenament­o che ti insegna a essere ripetitivo ogni giro». Vede un Cadalora oggi?

«No. Io credo che un pilota è un uomo con la passione per la moto: ci sono aspetti simili, ma sfumature molto personali che fai fatica a replicare». Il 10° titolo di Valentino è una missione impossibil­e? «Per me, vedendo Vale non c’è niente di impossibil­e. Basta guardare questa pole, ha fatto un capolavoro. Io ci credo».

«L’IDEA È DI VALE: HA VINTO TANTO, MA NON PENSA DI SAPERE TUTTO» «LORENZO MI SOMIGLIA? LA MIA GUIDA ERA ISTINTO, LA SUA NON LO È» LUCA CADALORA EX PILOTA, TRE TITOLI IRIDATI

 ?? EPA ?? Boris Becker, 48 anni, è dal 2013 il capo allenatore di Novak Djokovic, 28 anni, numero 1 ATP
EPA Boris Becker, 48 anni, è dal 2013 il capo allenatore di Novak Djokovic, 28 anni, numero 1 ATP
 ?? MILAGRO ?? A sinistra, Luca Cadalora, modenese 52enne, sfoggia il cappellino da coach di Valentino; sopra, confronto nel box di Jerez col Dottore
MILAGRO A sinistra, Luca Cadalora, modenese 52enne, sfoggia il cappellino da coach di Valentino; sopra, confronto nel box di Jerez col Dottore

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