La Gazzetta dello Sport

Vent’anni fa l’addio al genio di Torriani

- Claudio Gregori

Oggi, 20 anni fa. Il 24 aprile 1996 moriva Vincenzo Torriani, il patron per eccellenza del Giro d’Italia. Alle 11.30, messa in suffragio nella chiesa di San Gregorio Magno in via San Gregorio a Milano

Torriani era Napoleone. L’Italia era per lui una terra da conquistar­e. Quando l’attraversa­va, la gente lo segnava a dito. Gino Palumbo scrisse che gli italiani sanno riconoscer­e a prima vista solo due persone: il Papa e Torriani. Era la verità. Vincenzo Torriani era un’icona. Oggi resta nella mente e nel cuore di chi lo ha conosciuto. Il mezzobusto di Torriani sporgeva dall’auto come i mohai dell’Isola di Pasqua. Solo che non era di pietra. Aveva un mozzicone di sigaretta all’angolo della bocca. Gli occhi azzurri lanciavano attorno sguardi roventi come frecce incendiari­e. Io li avevo conosciuti da bambino, un giorno in cui Trento aspettava il Giro e in un cinemateat­ro Torriani aveva radunato gli scolari delle elementari. Facevo chiasso nelle ultime file. Era arrivato su di noi come Marte, dio della guerra, mi aveva incenerito con lo sguardo e, con giustizia sommaria, cacciato. Torriani era il grande carovanier­e del Giro d’Italia. L’erede di Armando Cougnet. Lo aveva spalleggia­to nel Giro della Rinascita, nel 1946. Crebbe con compagni di strada che si chiamavano Roghi, Vergani, Montanelli, Buzzati, Pratolini, Gatto. Era già il patron della corsa, quando, nel 1949, Coppi ci regalò il diamante della Cuneo-Pinerolo, 192 km di assolo e un duello omerico con Bartali chiuso con un vantaggio di 11’52”. Non sapeva solo tessere relazioni e far tornare i conti. Aveva idee e coraggio. Ha portato la corsa sullo Stelvio (1953), sul Gavia (1960), in un colpo solo su Etna, Block-Haus e Tre Cime di Lavaredo (1967), sulle Torri del Vajolet (1976). Ha conquistat­o Piazza dei Miracoli a Pisa (1977) e Piazza San Marco a Venezia (1978), L’Arena di Verona (1981) e Piazza del Campo a Siena (1986). Il Giro, con lui, nel 1974, è partito da Città del Vaticano. Era audace quanto basta da portare la corsa nella tormenta di neve del Bondone (1956). Un azzardo che ha fatto entrare Gaul e il Giro nell’epos. Torriani non ha avuto paura né della tormenta, né della contestazi­one. Ha fatto la storia come Ganna, Girardengo, Binda, Guerra, Bartali, Coppi, Merckx... Unico. Ineguaglia­bile.

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VINCENZO TORRIANI al Giro 1970: patron per quarant’anni, sino all’inizio degli Anni 90 OLYMPIA

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