Il Belgio passa con Radja, ciao ciao Ibra
Talenti di Wilmots deludono ancora, ma una botta di Nainggolan chiude l’era della Svezia di Zlatan
Il Belgio doveva ricostruirsi un profilo europeo, perché era entrato nel torneo da numero uno del ranking Fifa, nell’area Uefa (secondo in assoluto dietro l’Argentina), ma sembrava che dopo la lezione presa dagli azzurri fosse diventato soltanto una nuvola di parole. Il secondo posto nel girone non era forse programmato ma offrirà adesso un ottavo con l’Ungheria e un eventuale quarto morbido (Galles o Nord Irlanda). In questo torneo ondivago non si sa se guardarsi dagli sconosciuti o dai conosciuti, però anche Conte avrebbe voluto sistemarsi da quella parte del tabellone e non finire nel menu della Spagna. La promozione comunque non cancella del tutto le perplessità su una squadra troppo legata a un solo modo di esibire calcio, cioè quello del contropiede. Perché le individualità riescono raramente a rendere fluida l’azione se non si tratta di partire in velocità e in verticale. In un gruppo che non sa gestire il palleggio orizzontale, se non altro per far ansimare gli avversari e costringerli a disunirsi, decide la concretezza di Radja Nainggolan: gli altri non trovano mai un appuntamento con l’attaccante centrale, mentre il romanista chiude ogni di- scorso promozione con una stangata da fuori area all’84’.
ADDIO E USCITA Una spiaggia del Mediterraneo e uno stadio che si chiama sempre Riviera sono luoghi accattivanti per smettere di faticare e fermarsi. Ibrahimovic saluta dalla Costa Azzurra, prima con pigrizia e poi quando capisce che i suoi minuti gocciolano lontani, si incattivisce, prende falli e una punizione che poteva dargli una gioia più vera. Niente. La Svezia aveva un solo risultato a disposizione per far proseguire la carriera in nazionale del suo gigante: dopo due esibizioni senza nemmeno un tiro in porta e con un solo punto in vetrina, la vittoria avrebbe portato i gialli almeno al terzo posto ma con il biglietto d’entrata verso gli ottavi in mano. Il problema del tiro viene risolto subito, così per darsi coraggio, ma la girata di Berg è anche troppo bella e dritta, così finisce sulle mani di Courtois. I gialli hanno soltanto una variabile tattica: dal 4- 4- 2 passano al 4- 3- 3 quando Forsberg taglia in mezzo o galoppa fin sull’altra fa- SVEZIA scia. In questo modo si apre un corridoio mancino per Olsson, altrettanto veloce, oppure si importuna la linea di quattro dei belgi. Ma il resto è soltanto lancio, sperando che Ibra sposti di peso i piloni di Wilmots. Non riesce spesso. L’occasione ci sarebbe quasi alla fine, ancora sullo 0-0: un colpo di testa di Granqvist viene tolto dalla porta da De Bruyne, utile non solo in questo.
I MOTIVI Quando hanno aria e vedono tanto campo, Hazard e De Bruyne ribaltano gli sbarramenti, sono anche più svelti di Lukaku che non riesce ad assecondarne i servizi in diagonale. Invece quando la boscaglia difensiva si infittisce con almeno otto avversari incollati nei dintorni della propria area, la banda di Wilmots con le maglie da nazionale di ciclismo crede troppo di poter risolvere la grana con gli uno contro uno. Ma partendo da fermi i vari Hazard e Carrasco vengono inghiottiti dai raddoppi svedesi. Quando entra Mertens per Carrasco, le incursioni riescono meglio, anche perché gli avversari non sono più compatti. De Bruyne è con Nainggolan il più bravo, però il Belgio è troppo monotematico. Anche l’Ungheria avrà capito che va tolta la velocità ai rossi. Come aveva fatto l’Italia.