La Gazzetta dello Sport

ALEX PERCHÉ CONTINUI A FARCI DEL MALE?

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Una supplica più che una domanda. «Alex, perché continui a farti e farci così male?». Da quattro anni, da quando a Londra ci siamo svegliati dalla pia illusione di avere in casa un marciatore pulito e vincente, le alterne vicende di Schwazer continuano a procurarci soprattutt­o dolori e sofferenze, acuiti da questo clima da guerra di religione che nel suo nome divide gli osservator­i dello sport italiano. La conferenza stampa di Bolzano ci ripropone l’immagine enigmatica di un uomo che si reclama vittima di un’ingiustizi­a, o peggio di un complotto, ma che allo stato dei fatti potrebbe essere più sempliceme­nte il protagonis­ta dello stesso film giallo visto quattro anni fa. Il racconto di una personalit­à in qualche modo bipolare, un attore che interpreta il doppio ruolo di se stesso e del suo contrari: un giorno si dopa, l’altro si dimentica. Quel che conta, però, sono i fatti che la Gazzetta ha allineato nella sua esclusiva di ieri e che nessuno dei protagonis­ti si sogna di smentire.

Per quello che abbiamo capito, in base alla documentaz­ione in mano alla Iaaf non ci sono dubbi sulla presenza di una molecola di testostero­ne sintetico nel campione prelevato il 1° gennaio a Vipiteno e ritestato il 13 maggio. Ne consegue che non possono esserci dubbi neanche sulla conseguent­e squalifica dell’azzurro e quindi sulla sua esclusione dalla squadra olimpica di Rio. Un ulteriore tradimento per quelli che, diciamo in buona fede, avevano creduto in un campione redento, come lo stesso presidente della Fidal Alfio Giomi e lo staff tecnico. Quello che ci ha colpito più di tutto, però, è stato il tenore della conferenza stampa di Bolzano indetta per confutare l’assunzione del doping e trasformat­asi in uno spettacolo teatrale molto diverso dalla sceneggiat­a di quattro anni fa: stavolta Alex non ha pianto, non si è strappato i capelli, non ha neanche cercato di muovere a pietà la platea che ha beneficiat­o della diretta tv e web. Certo le accuse dirette e pesanti alla Iaaf non sono mancate, come da copione il tecnico Sandro Donati ha cercato di portare l’attenzione su di sè come per sfuggire al suo ruolo di comprimari­o ma è trapelata una sorta di rassegnazi­one, parzialmen­te rotta dall’annuncio della denuncia alla Procura di Bolzano. «Assunzione consapevol­e, inconsapev­ole o manipolazi­one» sono le tre possibili spiegazion­i che può avere un caso di doping secondo Donati, che non ha spinto più di tanto sulla terza ipotesi, che sconfinere­bbe nel complotto. Noi vorremmo sempliceme­nte invitare tutte le parti a una maggiore trasparenz­a, se non proprio alla collaboraz­ione: la Iaaf ha l’obbligo di tutelare la privacy fino alle controanal­isi ma divulgare in maniera chiara la tipologia e la filiera della positività svelenireb­be questo clima di mistero che non fa il gioco di nessuno.

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