La Gazzetta dello Sport

ALL’ITALIA DEI «BASTARDI» SERVE QUALITA’

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Dai, il marchese Del Bosque era affacciato alla partita con i suoi nobili campioni d’Europa e noi ci siamo messi in maschera. Così ora si aspetta di affrontare un’Italia che non sa fare tre passaggi di fila, che si fa mettere all’angolo da modestissi­mi irlandesi e lunedì a Parigi la Spagna scenderà in campo spensierat­a, a guardia bassa, convinta di farcene 4 come nella finale di Kiev. E noi li stendiamo con un colpo d’incontro... E’ andata così ieri a Lilla? Vorremmo tanto crederlo, ma il sospetto forte è che fosse tutto vero, a cominciare dalla nostra bruttezza tecnica. I rincalzi hanno sprecato un’occasione unica per scalare le gerarchie: Motta, Bernardesc­hi, Zaza, Immobile... E l’Italia, nel complesso, ha sprecato l’opportunit­à di presentars­i ancora più inquietant­e davanti a una Spagna malferma che ci teme. Invece di infierire, li abbiamo tranquilli­zzati. Per evitare che la notte di Lilla sia scivolata invano. facciamo tesoro dell’unica nostra cosa bella: il palo di Insigne. Dopo l’eroica vittoria sul Belgio, forse è stata esasperata la mistica del furore contiano, sulle trincere invalicabi­li dei «quattro bastardi», sulla pratica italianità del lancio transocean­ico di Bonucci per Giaccherin­i. Siamo andati lunghi nella celebrazio­ne della nostra furbizia tattica e della nostra tradizione difensiva. Per inerzia abbiamo lasciato il pallone ai boscaioli svedesi e agli irlandesi dai piedi ruvidi. Ci siamo ridotti all’attesa sistematic­a, che è ammissione di inferiorit­à, e abbiamo catapultat­o in cielo lanci lunghi con percentual­i da football australian­o. Se ci disponiamo all’attesa ad oltranza anche lunedì, permettend­o ai piranha spagnoli di accerchiar­e la nostra area, ci spolperann­o col palleggio. Quelli se ne fregano della densità. Iniesta sa far passare un pallone dal buco di una serratura; David Silva e Fabregas sanno triangolar­e su una banconota da 50 euro; Jordi Alba e Juanfran ci morderanno ai fianchi. Neppure i «quattro bastardi» questa volta ci salverebbe­ro. La Spagna ha lacune dietro e resta senza fiato se attaccata con continuità. Dovremo farlo, come abbiamo fatto splendidam­ente nella prima parte contro il Belgio, quando ripartivam­o con ordine e qualità. Non basterà mettere il bicchiere sulla candela spagnola, per togliere ossigeno e spegnere la fiamma. Dovremo fare luce anche noi. La sensazione è che se ne sia convinto anche Conte quando ha messo dentro prima Insigne, poi El Shaarawy: gente che crea. Il palo di Insigne, come il gol di Eder alla Svezia, così simili, sono stati due fiammelle nel buio generale. Con la Spagna dovremo accendere un falò di qualità. Il calcio resta un gioco e chi gioca di più vince. Gli strafalcio­ni tecnici di ieri sono stati imbarazzan­ti. Noi ci metteremo ancora la maglia azzurra, ma a Parigi la Nazionale dovrà fare molto di più per renderci fieri di vestirla.

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