La Gazzetta dello Sport

Durissima la Pellegrini «La soluzione è la radiazione»

Luca furioso: «Ora datemi il terzo posto di Caracalla». Malagò: «Pazzesco in ogni caso». Giomi: «Siamo tutti sconvolti»

- Alessandro Catapano ROMA

Tanto imbarazzo, poca comprensio­ne, picchi di rabbia tra gli atleti che andranno ai Giochi di Rio ricevuti ieri al Quirinale dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. E pazienza se, poche ore, dopo Schwazer e il suo staff grideranno la propria innocenza. Il romano Marco De Luca, 4° l’8 maggio a Caracalla nella 50 km del rientro di Alex, ha strappato il pass per Rio, ma ha mancato il podio del Mondiale a squadre. «E ora, se tutto verrà confermato, lo voglio. Ma chi mi restituirà la gioia che non ho potuto provare di vincere una medaglia nella mia città, davanti alla mia gente?». De Luca non sente ragioni. «Per mesi avete tessuto le lodi di questo progetto, ma ora se la positività di Schwazer sarà confermata, potremo definirla un’operazione ridicola? E cominciare a parlare della marcia pulita, che esiste e fatica senza avere la minima visibilità?».

INCREDULIT­À Il caso è tanto eclatante da scatenare una ridda di sentimenti contrastan­ti. Alfio Giomi, il presidente della Fidal, è un uomo provato. «Siamo sconvolti, siamo tutti sconvolti», ripete. E Massimo Magnani, direttore tecnico organizzat­ivo delle squadre nazionali, ancora non ci crede. «Stanotte (ieri, ndr) ho telefonato a Sandro Donati, gli ho chiesto se era uno scherzo. Il sistema dei controlli va ripensato — attacca Magnani —: quali tecnologie possono essere cambiate in 5 mesi tra un test e l’altro dello stesso campione?». UNO SHOCK Giovanni Malagò è cauto («Oggi è sbagliato dare un giudizio, ma la vicenda sarebbe pazzesca in ogni caso, sia se fosse vera sia se fosse un complotto»). Federica Pellegrini è tranchant. «Io le mie conclusion­i le ho tratte già quattro anni fa... Il problema è tarare l’entità delle squalifich­e a seconda dei casi, perché un conto è acquistare una pomata in farmacia e un altro è farsi beccare per Epo o anabolizza­nti. Ecco, io in casi gravi come questo sarei per la radiazione, già alla prima positività. E credetemi, molti atleti la pensano così». Fabrizio Donato è più misurato. «La notizia è stata uno shock ed è un gravissimo danno per tutta l’atletica italiana. Il nostro mondo ha bisogno di altro, ai nostri figli dobbiamo dare un’altra immagine, speriamo che Rio ci aiuti». D.T. DELLA MARCIA

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