La Gazzetta dello Sport

FORMATO FORMA XXL? NON E’ DA BUTTARE

- di Umberto Zapelloni

Un vero qquarantot­to. Se in circolazio­ne ci fosse ancora BlatterB sapremmo a chi dare la colpa. Perché, ppur a fronte di 606 milioni di validi motivi perpe approvare l’allargamen­to del Mondiale di calcio a 48 squadre dal 2026, restano pparecchi dubbi. Più partite (da 64 a 80) non garantisco­no più incontri di qualità.

U n vero quarantott­o. Se in circolazio­ne ci fosse ancora Blatter sapremmo a chi dare la colpa. Perché, pur a fronte di 606 milioni di validi motivi per approvare l’allargamen­to del Mondiale di calcio a 48 squadre dal 2026, restano parecchi dubbi. Più partite (da 64 a 80) non garantisco­no più incontri di qualità. Più squadre (dalle 32 attuali) non significan­o necessaria­mente più giocatori interessan­ti. E, a esser sinceri, non ci sono ancora neppure i 606 milioni di euro di guadagno supplement­are quantifica­ti da Infantino. Per ora sono una previsione.

Ma dietro al quarantott­o del Mondiale XXL non ci sono soltanto punti interrogat­ivi. Il Mondiale allargato non significa soltanto un business maggiore, ma anche più possibilit­à per nazionali che altrimenti non potrebbero mai sognare. Ci furono molte critiche anche quando l’Europeo passò da 16 a 24 squadre, ma poi l’estate scorsa ci siamo goduti tutti l’Islanda. Le favole, come ci insegna Claudio Ranieri, miglior allenatore dell’anno, fanno bene al calcio. E con 48 squadre c’è naturalmen­te più spazio per le storie alla Leicester. Non è detto che le 16 partite in più saranno necessaria­mente più entusiasma­nti, ma la formula potrebbe aiutare a scacciare la noia di certi turni scontati. I 16 gironi da tre squadre (con un paracadute per il biscotto grazie al ranking, come spiega bene Fabio Licari) sono una garanzia di interesse e l’eliminazio­ne diretta (probabilme­nte senza supplement­ari fino alle semifinali) dal turno successivo garantisce giornate ad alto contenuto adrenalini­co. È importante che il Mondiale non dilati i suoi tempi e che i giocatori non siano obbligati a giocare di più. Un pericolo sventato perché il Mondiale 2026 non sarà più lungo di quello in Russia del 2018 e chi arriverà in finale giocherà 7 partite esattament­e quante ne hanno giocate Germania e Argentina arrivando al Maracanà il 13 luglio 2014.

Il vero pericolo del calcio di oggi è l’eccessivo logorio dei campioni. Un numero esagerato di partite li porta ai grandi appuntamen­ti con troppi chilometri nei muscoli a discapito della bellezza del gioco. Il Mondiale allargato non creerebbe questo pericolo, anzi contribuir­ebbe ad annacquare le qualificaz­ioni allargando i posti a disposizio­ne. Per l’Europa che dovrebbe passare da 13 a 16 (o 17) squadre il massimo sarebbe arrivare a 18 garantendo così la qualificaz­ione alle prime due di ogni gruppo. Così si eviterebbe di perdersi per strada l’Olanda o di rischiare di non avere un posto per il Bale di turno, asso di una piccola nazionale.

È una riforma da maneggiare con cura. In termini di pesi da dare alle singole confederaz­ioni e di formula anti biscotto da attuare. Togliere i supplement­ari nei primi turni sarebbe soltanto un bene, visto che toglierebb­e mezzora di gioco non sempre esaltante. Dalle semifinali in poi però sarebbe un rischio da non correre: una regola simile cancellere­bbe in un colpa la partita più famosa della storia, l’ItaliaGerm­ania 4-3, semifinale di Messico ‘70.

Il Mondiale Extra Large che rischia di apparire una scelta politica, un pagamento per i voti ricevuti, alla fine potrebbe anche diventare uno strumento importante per allargare l’interesse della competizio­ne e aumentarne l’indotto economico da investire poi nel calcio (e non nello stipendio dei dirigenti Fifa). Infantino ci fa vedere il bicchiere mezzo pieno. Con Blatter non sarebbe stata la stessa cosa.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy