La Gazzetta dello Sport

Rossi e i suoi fratelli La cantera Lazio è tornata ai tempi di Nesta e Di Vaio

Alessandro, classe ‘97, dal cognome sembra predestina­to. Inzaghi ha «battezzato» 5 del vivaio

- Stefano Cieri ROMA

Quarto posto in classifica, secondo miglior punteggio dell’era Lotito a metà campionato, il sogno Champions da poter coltivare. Ma tra i grandi meriti di Simone Inzaghi c’è anche altro. Quello, per esempio, di aver lanciato tanti giovani del vivaio. Ne ha fatti esordire ben cinque. E complessiv­amente ha utilizzato sette giocatori cresciuti in casa.

CON UN NOME COSÌ... L’ultimo ad esordire in A è stato Alessandro Rossi. Vent’anni appena compiuti (il 3 gennaio), con un nome così non può che fare l’attaccante (come gli omonimi Paolo e Pepito). Con la Primavera biancocele­ste lo sta facendo molto bene, ha finora se- gnato 17 gol in 11 partite. Sogna ovviamente di fare altrettant­o nel calcio dei grandi. Per adesso è già contento di averlo conosciuto da vicino. È accaduto domenica col Crotone. Gettato nella mischia da Inzaghi a 9 minuti dalla fine, è entrato nell'azione del gol-partita di Immobile al 90’. Un piccolo segnale da predestina­to che ovviamente necessita di altri indizi. Ma intanto Rossi ha rot- to il ghiaccio. E lo ha fatto con quella «fame» che caratteriz­za il suo modo di giocare. Una foga a volte eccessiva (ha già beccato qualche rosso in Primavera) che va solo un po’ mitigata.

GLI ALTRI Rossi è nato a Viterbo, da dove arriva anche l’altro baby attaccante che Inzaghi ha fatto debuttare in A: Cristiano Lombardi. Col Crotone ha giocato la sua seconda partita da titolare ed era anche riuscito a segnare come nella prima da titolare (con l’Atalanta). Solo che l’arbitro gli ha annullato la rete per un dubbio fuorigioco. Tra le due presenze da titolare Lombardi ne ha colleziona­te altre sette da subentrato, per un totale di 223 minuti giocati. Segno che la sua presenza in prima squadra non è un premio, ma una necessità. Ragionamen­to che vale anche per gli altri: il portiere Strakosha (cinque gare da titolare e una da subentrato per un totale di 495 minuti, con soli 4 gol al passivo), il centrocamp­ista Murgia (sei spezzoni di gara, per 64 minuti totali, impreziosi­ti dal gol segnato al Torino), il difensore Prce (1 presenza, nel finale di gara col Toro). E poi ci sono i «veterani» Keita e Cataldi, al terzo anno in primo squadra. Anche loro sono prodotti di un vivaio che sembra tornato ai fasti di un tempo. Quando «sfornava» talenti come D’Amico, Giordano, Manfredoni­a, Di Canio, Nesta, Di Vaio.

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LAPRESSE Alessandro Rossi, 20

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