La Gazzetta dello Sport

Ciao Pascutti Bologna vuole la tribuna per lui

i funerali del grande numero 11 rossoblù. E il sindaco Merola ha un’idea per rendergli onore

- Luca Acquino BOLOGNA

Si sono visti molti occhi lucidi, soprattutt­o fra i tanti tifosi più attempati degli oltre duemila che hanno riempito la cattedrale di San Pietro a Bologna per i funerali di Ezio Pascutti, scomparso mercoledì scorso a 79 anni. Loro l’avevano visto in campo, con la maglia numero 11 rossoblù poi depositata dal capitano di oggi Daniele Gastadello sulla bara portata a spalla dai calciatori Masina, Ferrari, Destro, Mirante, Da Costa e Maietta. Di quel Bologna che «giocava in paradiso», a dare l’ultimo saluto al bomber, c’erano i compagni dello scudetto 1964 Fogli, Pavinato, Janich, Capra, Rado e Cimpiel, la moglie di Perani e la vedova Bulgarelli. EROE ROSSOBLÙ In prima fila il sindaco Virginio Merola, che ha proclamato il lutto cittadino, al suo fianco Pier Ferdinando Casini, bolognese e tifoso, poi la squadra di oggi, un altro tifoso come il c.t. del ciclismo Davide Cassani e alcuni rossoblù di ieri (fra gli altri, Marocchi, Pecci, Pivatelli, Colomba e Paramatti). Toccante l’abbraccio fra la moglie di Pascutti, Emanuela affiancata dalla figlia Alessandra, e Monsignor Ernesto Vecchi che ha officiato il rito. «Dobbiamo ringraziar­e il Signore per avere regalato Ezio Pascutti a Bologna – ha detto il vescovo nell’omelia –. È stato un eroe rossoblù e ora sarà chiamato a giocare la grande partita dell’eternità». Il sindaco Merola gli vorrebbe intitolare la tribuna del Dall’Ara: «Pascutti merita un riconoscim­ento speciale – ha concluso Vecchi -, ma non si tocchi il nome della curva San Luca».

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Gastaldell­o e compagni in cattedrale al funerale di Ezio Pascutti

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