La Gazzetta dello Sport

CALCIO «ALLA NBA» E VERTICALIZ­ZAZIONI

- PORTO FRANCO di FRANCO ARTURI URI email: farturi@gazzetta..it twitter: @arturifra

Metto insieme due notizie che leggo oggi: il presidente federale Tavecchio seppellisc­e il santo progetto di portare i campionati, a partire dalla Serie A, da 20 a 18 squadre; e la fase finale del Mondiale passa a 48. Mi chiedo se il calcio non diventerà un tritamusco­li a tutto discapito di spettacolo e qualità. Dino Acri

Potrebbe aggiungere alla lista i nuovi progetti allo studio per Champions e Mondiale per club: la tendenza all’intasament­o del calendario è senza freni e avrà conseguenz­e dirette sul modo di concepire e percepire il calcio. Escluso che un atleta possa giocare oltre 60 (e fino a 70) partite all’anno di alto livello: il turnover sarà obbligato e massiccio, anche per la crescita di infortuni, soprattutt­o di media gravità; i risultati saranno più casuali; l’«intensità» si ridurrà; incassi e diritti aumenteran­no, ma non quanto le spese per tenere in piedi questo entertainm­ent globale. Tuttavia siamo ancora in una fase espansiva, imprevedib­ile fino a solo 15 anni fa, per l’immissione di capitali orientali. Non si vede la fine di questa cascata d’oro che tiene in piedi tutto. Il calcio diventerà sempre più simile alla Nba, dove per mesi le partite sono interpreta­te in modo volutament­e tranquillo, nell’attesa dei playoff. L’anello debole della catena sono i campionati nazionali e il loro corredo di coppe, ma evito di fare previsioni perché la tenuta delle tradizioni e dei vari tornei è forte, anzi fortissima. Personalme­nte non mi chiedo più se tutto ciò sia un bene o un male: importante è che si modifichi parallelam­ente il nostro modo di assistere alle partite e di giudicare la trama e gli interpreti. Vedo che molti critici continuano a rimanere impression­ati dal gioco del Napoli, che però in classifica è più o meno al livello (o eventualme­nte anche sotto dopo il recupero) di un Milan che si sogna il suo organico. E allora? Marco Innocenti Ma questo celebrato gioco di Montella dov’è? E per Locatelli non abbiamo (avete) gridato troppo presto al fenomeno? Siamo sicuri che Niang sia da Milan? Aldo Mestrini

Considero Sarri e Montella i migliori tecnici del momento, nella somma fra gioco proposto, modernità, equilibrio. Molti giudizi sommari non consideran­o che il calcio ha in sé un potere equilibrat­ore impression­ante. Fra Juve e Atalanta, ad esempio, corre un abisso per fatturato, organizzaz­ione societaria, possibilit­à di mercato, abitudine a vincere, rosa: eppure i punti di distacco sono solo una decina, non cento. Il Napoli gioca da benissimo a bene e ci sta tranquilla­mente che si porti dietro alcuni difetti: il tecnico per primo li ha elencati; sono il motivo di qualche occasional­e delusione. Ma io le chiedo se esiste oggi una squadra in Italia che produca in attacco (contro una Samp in dieci, okay) quanto si è visto nel secondo tempo dell’ultima partita vinta al 95’. Le verticaliz­zazioni dei suoi attaccanti e centrocamp­isti sono quanto di meglio si possa apprezzare nei nostri stadi. Questo tipo di giocate, a sorpresa e irresistib­ili, mancano al Milan, che è diventata una squadra seria (cioè più continua): ma alla regolarità non si accompagna­no guizzi di qualità che, Suso e Bonaventur­a a parte, non abbonda davanti. Locatelli? Sta giocando benissimo, come benissimo si comportava Montolivo in quel ruolo: è la mia opinione, naturalmen­te. Su Niang sono invece più perplesso: a parte normali cali di forma, è troppo discontinu­o.

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