La Gazzetta dello Sport

Sì, la Lazio fa sul serio Si piega anche l’Atalanta

Petagna illude Gasperini, poi la rimonta con Milinkovic e Immobile Inzaghi resta in zona Champions, ma la favola nerazzurra non è finita

- Stefano Cieri ROMA

Sì, il sogno Champions della Lazio può continuare. Ma può, anzi deve proseguire anche il sogno europeo di un’Atalanta che, pur sconfitta, si conferma una delle realtà più belle del campionato. Perde, la banda Gasperini, ma solo perché cede alla distanza, stanca per il terzo impegno in otto giorni. E in ogni caso dopo aver giocato per un’ora abbondante alla pari della Lazio. Che alla lunga fa pesare il maggior tasso tecnico e un pizzico di malizia in più. E prende così tre punti che la proiettano sempre più in alto e che fanno di Inzaghi il tecnico con la media punti più alta della storia del club. Bella e tremendame­nte efficace la sua creatura, capace pure di vincere in rimonta, come mai le era capitato in questa stagione. Peccato solo che l’Olimpico resti vuoto (anche ieri meno di 20 mila le presenze). PROMOSSI E CACCIATI Promosse entrambe le squadre, insomma. E promossi soprattutt­o i loro allenatori, principali artefici dei rispettivi miracoli. Lo scontro diretto tra le due rivelazion­i della Serie A si trasforma infatti nel braccio di ferro tra due tecnici preparatis­simi. La loro è una partita a scacchi con continui cambi di spartito. A fine gara saranno tre per parte i moduli utilizzati, ciascuno con la sua logica e la sua efficacia. Sono talmente bravi Inzaghi e Gasperini che l’arbitro Pairetto pensa bene di mandarli via dal campo anzitempo (entrambi per proteste segnalate dal quarto uomo Vuoto, il laziale prima dell’intervallo, l'atalantino, che poi perde le staffe, a un quarto d’ora dal termine). Ma le loro squadre giocano a memoria e se la cavano pure senza di loro.

LE MOSSE Inzaghi comincia con un inedito 3- 4- 2- 1 che complica non poco la vita all’Atalanta. Perché, mettendosi a specchio con gli avversari, i biancocele­sti riescono a soffocare i consueti cambi di gioco dei nerazzurri. Che infatti nei primi venti minuti faticano a trovare il bandolo della matassa. Ma poi basta un lampo (Freuler che ruba palla a Radu a centrocamp­o, non c’è fallo sul romeno) per rivedere la turbo-Atalanta dei giorni migliori. La Lazio non fa in tempo a capire cosa stia succedendo che Petagna ha già scaricato in rete la palla dell’1-0 (per l’attaccante s’interrompe un digiuno che durava da tre mesi). Ma il progetto tattico di Inzaghi comunque regge perché impedisce ai Gasperini boys di prendere il largo, come successo a Verona col Chievo. Anzi la Lazio trova pure il pareggio, grazie al solito «terzo tempo» di Milinkovic su cross di Lulic quando le squadre stanno per andare al riposo.

IL SORPASSO L’equilibrio di una gara che somiglia a un match di pugilato in cui i due contendent­i se le danno restando sempre in piedi si spezza a me- tà ripresa. La Lazio mette la freccia grazie al rigore che Immobile, pescato in area da Milinkovic, si procura e trasforma. Propedeuti­co al sorpasso è il primo cambio che Inzaghi (tramite il vice Farris) escogita. Fuori Luis Alberto e dentro Patric (che va quasi a uomo sul solito, incontenib­ile Gomez), ritorno al 4-3-3 e soprattutt­o Felipe Anderson (che anche da esterno di centrocamp­o non aveva demeritato) libero di sprigionar­e la sua fantasia negli ultimi trenta metri. Poi nel finale il tecnico laziale si cautelerà con un abbottonat­issimo (il fine giustifica i mezzi...) 54-1 con Wallace al posto dello stesso Felipe. Le toppe che prova a mettere Gasperini non hanno lo stesso effetto. L’allenatore bergamasco inserisce Paloschi e D’Alessandro per passare prima al 3-4-1-2 e poi al 4-2-3-1. Ma la benzina è finita. Il viaggio dell’Atalanta, però, è destinato a continuare ancora a lungo. Come quello della Lazio.

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1 Il contatto tra Ciro Immobile ed Etrit Berisha, punito dall’arbitro Pairetto con il calcio di rigore, trasformat­o dall’attaccante per il 2-1 2 Il colpo di testa di Sergej Milinkovic, 21, che è valso il pareggio ANSA alla Lazio 3 L’esultanza di Andrea...
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