La Gazzetta dello Sport

I singoli battono il gruppo Il Real vince tutti i duelli e Modric è un vero re

La manovra del Napoli non decolla: gli spagnoli dominano in mezzo al campo e creano le opportunit­à per andare in gol

- Andrea Schianchi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Al Bernabeu si gioca a pallone e si fa... filosofia. Nel senso che si sfidano due modi opposti di intendere il calcio: da una parte il Napoli di Sarri che punta tutto sul collettivo, sulla manovra veloce e sincronizz­ata, sugli interscamb­i e sull’applicazio­ne meticolosa di un disegno preparato negli allenament­i; dall’altra il Real Madrid che si basa sull’eccezional­e qualità dei singoli, da Cristiano Ronaldo a Benzema, da Kroos a Modric, sull’imprevedib­ilità, sulla fantasia e, pure, sull’esperienza. Già, perché per giocare a certi livelli, in un ambiente caldo come quello del Bernabeu, con la pressione che sale a mille, servono doti psicologic­he non indifferen­ti. Logico che, sotto questo aspetto, i blancos siano nettamente superiori: oltre ad essere detentori del trofeo, sono abituati a calcare palcosceni­ci tanto importanti.

SINGOLI E GRUPPO

La partita la vince il Real Madrid, perché i singoli fanno la differenza, mentre l’orchestra del Napoli non riesce quasi mai a suonare una musica piacevole. Ciò non significa che la filosofia «individual­e» sia superiore a quella «collettiva», tuttavia dice una cosa che, troppo spesso, viene sottovalut­ata e nascosta dietro moduli, schemi e altre diavolerie: se i singoli sono di elevata qualità, indipenden­temente dalla tattica che si sceglie, è più facile giocare bene e vincere. Sembra una banalità, però a volte conviene ripetere il concetto. Prendete uno come Modric, ad esempio. O uno come Kroos. Il Napoli non li ha, il Real Madrid sì. Qui sta la differenza. Poi ci si può soffermare a discutere di grinta, di atteggiame­nto, di gioco propositiv­o e di amenità varie, ma il nocciolo della questione è questo: il gap di qualità, tra il gruppo di Sarri e quello di Zidane, è enorme.

REGISTA

Detto che il Real non è ancora al massimo della forma e spesso soffre quando viene attaccato soprattutt­o sull’esterno, visto che gli attaccanti rientrano raramente, va anche sottolinea­to come al momento, in campo europeo, ci siano pochi registi del livello di Modric. Il croato è impression­ante per intensità, intelligen­za tattica e capacità di distribuir­e il gioco con rapidità e saggezza. Una volta tocca corto, un’altra volta sceglie il lancio lungo; una volta chiede al compagno il triangolo, un’altra volta suggerisce il passaggio profondo. E’ un autentico metronomo e, in mancanza di uno spartito chiaro e definito (perché il Real non ce l’ha, avendo scelto la supremazia dell’individuo su quella del gruppo), un uomo così risulta fondamenta­le. Qualche numero per capirci: tocca 99 palloni, è il più cercato dai compagni; effettua 85 passaggi (quasi tutti in zona offensiva) e ne sbaglia soltanto 7; recupera 8 palloni e ne intercetta 3; infine sono 8 i suoi lanci smarcanti e quasi sempre si tratta di illuminazi­oni che accecano la difesa del Napoli.

A centrocamp­o gli spagnoli dominano grazie ai duelli individual­i: vincono gli uno-contro-uno e creano la superiorit­à numerica. Modric surclassa Hamsik, Kroos costringe sulla difensiva Zielinski e Casemiro, oltre a chiudere i varchi davanti alla retroguard­ia, è pronto a dettare i tempi del pressing su Diawara che ha il compito di iniziare l’azione del Napoli. Il reparto centrale degli spagnoli, dunque, è il segreto di questo successo. Lì la qualità abbonda.

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