Bentornato super Bayern Manita in faccia a Wenger
1L’Arsenal regge un tempo: Sanchez risponde a Robben, poi i bavaresi dilagano con Lewandowski, Alcantara (2) e Müller
Nella sedicesima vittoria interna consecutiva in Champions del Bayern, la prova di forza vale più del record allungato. L’assicurazione sul passaggio del turno non è mai assoluta, ma insomma, dopo questa ennesima lezione non si vede come Arsene Wenger possa rimettere in piedi una squadra sparita e accartocciata come quella presentata qui. Come dice Carlo Ancelotti, questo è soltanto il primo round, ma si dovrebbe chiamare il k.o. tecnico. Si nota questa convinzione quando Lahm si fa ammonire verso la fine per scontare la squalifica a Londra. Era diffidato, pensa già ai quarti. Ancora una volta il Bayern dimostra di trovarsi a suo agio con l’Arsenal. Non soltanto per le due recenti eliminazioni agli ottavi, nel 2013 e 2014, ma pure per un costante governo del match senza che l’opposizione possa infastidire se non per un breve periodo dopo mezz’ora, causa anche un rigore contestato.
I MOTIVI Ma è soprattutto la risposta ai mugugni del campionato che deve far riflettere la concorrenza europea: sarà anche poco spettacolare nella quotidianità della Bundesliga, ma quando arrivano i momenti decisivi, vedi il 3-0 di dicembre sul Lipsia che lo affiancava in testa alla classifica, Ancelotti non si fa incartare. Dopo il quinto gol, segnato da Müller appena entrato (toh, la rete è quasi una sorpresa) anche l’allenatore simbolo della tranquillità si lascia andare all’urlo collettivo. Perché stavolta si stavano complicando le cose, dopo il pareggio dell’Arsenal; ma nella ripresa rabbia, carattere e tecnica hanno portato i rossi sul 5-1, con margine pure per in- crementare la differenza. Anche l’ultima volta che passò dall’arena bavarese, Wenger venne stirato senza pietà: un 5-1 nel novembre 2015 che rispecchiava per bellezza e tecnica tutta la spumeggiante era di Pep Guardiola. Esteticamente uno dei punti più alti del catalano a Monaco, anche se l’Arsenal era in super emergenza. Stavolta i Gunners sono quasi al completo e lo show accomuna il nuovo allenatore a quello partito per Manchester.
ERRORE E RISCATTO Soltanto in una fase il Bayern sembra in difficoltà. Sfruttando le paure dell’Arsenal, si mette subito nella posizione più comoda perché la rete di Robben dopo 11’, con un meraviglioso diagonale di sinistro sull’incrocio lontano, sembra la giusta conseguenza del dominio iniziale, atteggiamento che prosegue fino al primo sbaglio. Ancelotti ha ricor-
dato spesso che «nella prima parte della stagione si possono commettere errori, nella seconda no». Siccome quest’ultima è già in corso, un maldestro tentativo di respinta di Lewandowski diventa un calcio a Koscielny e il rigore. Che viene molto contestato, perché il francese entra con la gamba alta. Ma non è questa la mancanza peggiore dei rossi, bensì la pessima copertura sullo stesso Sanchez. Perché Neuer gli devia il tiro ma il cileno ha altri due tentativi per segnare sulla respinta. Il secondo è quello giusto. E come si riscatta Lewa? Scrivendo la sentenza dei due centri successivi: il primo di testa, tutto suo; il secondo con un colpo di tacco che mette Thiago in porta per il 3-1. Poi lo spagnolo centra la doppietta (deviazione di Xhaka) e offre il 5-1 a Müller.
ARSENAL SPARITO C’è un terribile squarcio sulla sinistra dell’Arsenal e Wenger non riesce mai a metterci rimedio. Gibbs e Iwobi vengono doppiati continuamente da Robben e Lahm, gli interni non collaborano, anzi spesso si scansano e il Bayern esagera crudelmente. Quando esce Koscielny per infortunio a inizio ripresa è il segno della resa, né Mustafi né Gabriel possono fermare i tedeschi incattiviti. Se davanti Sanchez si accende nel periodo migliore, ma dura poco, Özil non si mette mai in moto. E Ancelotti se la gode.