La Gazzetta dello Sport

Bernardesc­hi e Fiorentina Una prova di maturità per l’Europa

10 viola oggi compie 23 anni «Si cresce velocement­e soltanto con la testa sempre connessa»

- Andrea Elefante INVIATO A MÖNCHENGLA­DBACH

Ventitré anni oggi: l’età della qualità ribelle che Federico Bernardesc­hi sta imparando a recintare, da giovane-vecchio talento arrivato finalmente alla stagione del decollo. Quattordic­i anni nel 2008: l’età del tifoso che ama e ancora sogna di essere lui amato, un giorno. Era il tempo in cui Berna alternava una maglia viola delle giovanili e una sciarpa viola al collo quando la Fiorentina, ai rigori contro i Rangers, vide sbriciolar­si il castello della finale di Coppa Uefa. Allora si chiamava ancora così: oggi ha cambiato nome, ma resta un sogno da provare a ricostruir­e.

LA SFIDA DI CORVINO La Fiorentina, Bernardesc­hi e l’Europa League. È una scommessa che scorre su binari paralleli: assicurars­i anche la prossima correndo in campionato da qui alla fine e intanto provare a prendersi questa, che non si sa mai. Non tutto e però molto in quattro giorni, prima il Borussia e poi il Milan: «Non so se sia una settimana decisiva per il nostro futuro — dice Bernardesc­hi — ma so che abbiamo voglia di giocare queste partite e che è bello poterle giocare. Ma anche provare a stare in corsa dappertutt­o: la priorità oggi è solo il Borussia, teniamo tantissimo pure all’Europa League». Berna è tipo da scommesse: ha voluto la maglia numero 10 dopo aver chiesto permesso e un giorno vorrà anche la fascia da capitano, se gli sarà permesso ( dal club e dal mercato, dove il suo nome è tutt’altro che sussurrato). Nel frattempo, ha fatto vincere una sfida a Pantaleo Corvino. Il d.g. aveva puntato secco sui suoi 10 gol in campionato, è già passato a riscuotere — ma da chi non vuole dirlo — e però a Federico non dovrà nulla: quest’anno aspettarsi la doppia cifra da lui era la normalità. Quella che l’ha aiutato a ritrovare dopo che la scorsa estate, tornato a casa, aveva ritrovato quel ragazzo a suo tempo cresciuto come un fi- glioccio con la cresta e un po’ troppo mechato.

SQUALIFICA Da allora sono successe un sacco di cose: Bernardesc­hi ha convinto Sousa (e il c.t. Ventura), si è preso la Fiorentina, ne incarna l’anima italiana fatta di ragazzi (lui, Chiesa, Babacar) che oggi sono risorse tecniche ma anche economiche. Ne è diventato un pezzo d’anima importante. Lo sarà anche stasera, e non solo perché domenica contro il Milan sarà squalifica­to: «E mi dispiace tanto, ma non sto qui a dire se quell’ammonizion­e fosse giusta o sbagliata: ormai è andata». C’è un’altra sfida da lanciare a se stesso, visto che finora in Europa non è stato scintillan­te come in Italia: sei presenze su sei (ma solo tre da titolare) e appena un gol in casa contro il Paok Salonicco, per di più superfluo.

STADIO CALDO Segnarne uno stasera difficilme­nte sarebbe inutile: la strada per fare strada in Europa League passa dal Borussia Park forse anche più di quanto si possa credere. «Sappiamo che ci aspetta uno stadio molto caldo: servirà la migliore Fiorentina, serviranno le nostre idee di gioco e tutto quello che sappiamo fare. Ovvero provare a vincere: giochiamo sempre così, anche in trasferta». Servirà un altro segnale di Bernardesc­hi, e quello sì che sarebbe un bel autoregalo di compleanno: «Per l’evoluzione di un giovane è fondamenta­le ogni partita, e soprattutt­o come la affronta mentalment­e. In certe serate l’adrenalina ce l’hai già dentro: è avere sempre la testa connessa al cento per cento che fa la differenza. È così che si cresce bene e velocement­e». È così che la qualità non si sente mai prigionier­a, tantomeno dentro il recinto della maturità.

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GETTY Federico Bernardesc­hi, 23 anni, cresciuto nel vivaio Fiorentina

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