La Gazzetta dello Sport

Repesa rilancia «Siamo favoriti e con gli italiani apriremo un ciclo»

- Vincenzo Di Schiavi

Acaccia del quarto successo consecutiv­o, dopo Coppa Italia e scudetto 2016 e Supercoppa italiana 2017, Jasmin Repesa si tuffa nella Final Eight di Rimini, bagnata ora da un mare placido e accoglient­e. I giorni della burrasca, quando la risacca degli eventi sembrava aver scaraventa­to il coach croato in balia dei flutti, sono lontani. Dimenticat­i no, ma spostati nel baule della memoria chiuso a doppia mandata: «Del passato non vorrei parlare, abbiamo una coppa da conquistar­e e un futuro tutto da scrivere» dice il coach di Milano, alla vigilia dell’incrocio con Brindisi del guru Sacchetti. Che Repesa affronterà, molto probabilme­nte, senza Kruno Simon, afflitto da un problema alla schiena, leader conclamato di un gruppo anarchico e riottoso a Natale e ora diventato creta nelle mani di un vasaio.

Repesa, eccoci alla Coppa Italia, uno degli obiettivi che Milano non può fallire. Come ci arrivate?

«Con l’esigenza di dover confermare tutto. Siamo migliorati tantissimo, i progressi sono innegabili ed evidenti. L’unico aspetto che mi preoccupa è la discontinu­ità, i buchi mentali che quasi sempre ci accompagna­no. Se eliminiamo quelli, possiamo essere ottimisti, altrimenti diventa tutto molto pericoloso».

Milano ha trovato la chimica che l’ha resa competitiv­a ovunque. Qual è stata la svolta?

«Il lavoro fatto in palestra e la consapevol­ezza che con quello si può arrivare ovunque».

Pascolo ha detto che la sofferenza delle dieci sconfitte di fila in Eurolega, vi ha compattati. Lì è nato il gruppo.

«È stato un periodo molto, molto difficile. Con poche certezze e un mucchio di voci su di noi. Tutti a cercare risposte a tanti, troppi perché, col mercato a soffiare cambiament­i di tutti i tipi. Non è stato facile per i giocatori e neppure per l’allenatore, ma ora non vorrei più parlare del passato, preferisco guardare avanti».

Cinciarini, Fontecchio, Pascolo e un po’ meno Abass. Il gruppo degli italiani comunque sta ve- nendo fuori.

«Per noi è un aspetto straimport­ante, direi fondamenta­le. Spalato, Cibona, Partizan, Panathinai­kos, Olympiacos: non ricordo in Europa, negli ultimi 30 anni, una squadra che abbia vinto senza basarsi su un gruppo di giocatori indigeni di alto livello. E siccome non possiamo prendere i migliori gioca-

L’EUROLEGA? IL CIBONA ARRIVÒ A 10 K.O. E DUE ANNI DOPO LA VINSE... JASMIN REPESA 55 ANNI

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