La Gazzetta dello Sport

Magica punizione di Bernardesc­hi La Fiorentina va

- email: farturi@gazzetta.a.it twitter: @arturifra

Scelgo queste lettere senza entrare molto negli argomenti specifici, se non telegrafic­amente. Bacca è sempre stato questo: ci sono lunghi periodi in cui un bomber non segna. Locatelli a 18 anni fa anche di più di quello che sarebbe normale attendersi: lo vogliamo mettere in croce come Montolivo? Quanto al Barcellona, può essere ormai logoro o può trattarsi soltanto di una serataccia: impossibil­e dirlo con certezza. E qui mi aggancio al tema generale: la fretta di passare dall’attualità alla storia e di emettere un giudizio definitivo partendo da un episodio o da un periodo di tempo limitato. Colpa di tutti, noi giornalist­i compresi. E così capita che Coutinho, scartato dall’Inter come giocattoli­no inutile, diventi uno degli uomini più acclamati della Premier e strapagato faro del Liverpool. Chissà se sarà la stessa cosa con Kovacic al Real. C’è poi la categoria del «non è più lui», che scatta inesorabil­e sul far dei trent’anni: ci finirono dentro, per dire, pure Buffon e Del Piero. Cavani ve lo ricordate? Ogni tre mesi sui giornali francesi passa dalla condizione di fallito a quella di salvatore della patria. Non vale soltanto per il calcio, naturalmen­te: Federer, che sta spolverand­o a casa sua il diciottesi­mo trofeo del Grande Slam appena conquistat­o in Australia, era considerat­o finito da anni. Fede Pellegrini? Qualcuno lo sostiene a ogni inizio o fine di stagione.

Il problema è il passaggio dalla coscienza alla consapevol­ezza, che non sono sinonimi. La coscienza è l’insieme dei dati che assumiamo dal nostro sistema cognitivo: vediamo una partita e ne registriam­o cronaca, valutazion­i e spunti. La consapevol­ezza si riferisce soprattutt­o ai significat­i che vogliamo trarne. Ed è qui che spesso cadiamo. Abbiamo fretta di storicizza­re cose che stanno ancora scorrendo e che sono aperte a ogni soluzione. Un limite del cervello di noi umani: il primo giudizio si basa su una serie di esperienze che abbiamo già accumulato. Né il calcio né la vita sono riducibili in questo determinis­mo ferreo. Quasi sempre bisogna concedersi del tempo di riflession­e e di osservazio­ne, nemico della frenesia di cui ci nutriamo. È vero che dobbiamo dare una chiave interpreta­tiva al singolo episodio, ma dovremmo riuscire a farlo senza proiettarn­e i risultati nell’eternità. Un equilibrio molto difficile per tutti, ma in particolar­e per i tifosi.

Ho citato più volte la parola storia, relativame­nte al calcio, e mi viene in mente un bel libro appena uscito per Mondadori: «Il minuto di silenzio - La storia del calcio attraverso i suoi errori – La Spoon River del pallone». L’ha scritto Gigi Garanzini, uno dei giornalist­i più eleganti e acuti che abbiano attraversa­to il calcio e lo sport negli ultimi decenni. Si tratta di 280 mini-ritratti di protagonis­ti del calcio che non sono più con noi, da George Best a Valentino Mazzola, proposti con poche ma magistrali pennellate. Questi sì sono protagonis­ti su cui è lecito dare un giudizio-racconto definitivo, anche se affettuoso perché hanno quasi sempre mosso sentimenti di gioia ed entusiasmo. Se siete a corto di notizie su Ernst Wilimowski o Joao Morais oppure volete rileggere i celebri aforismi di George Best e ripassare la leggenda di Cruijff, questo è il testo che fa per voi.

Come tifoso del Milan, mi sono stancato di Bacca: per segnare occorre anche giocare a pallone, ogni tanto. E anche su Locatelli avrei qualche riserva: l’avete magnificat­o troppo presto; fa errori gravi, che lasciano spesso scoperta la difesa… Adalberto Consolini Messi non è più lui: visto che conta più il gioco, cioè l’allenatore, che non la somma dei talenti? Il supertride­nte non vince da solo: il 4-0 preso dal Psg lo dice chiaro. Tano Consorti

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Federico Bernardesc­hi, 23 anni compiuti ieri
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di FRANCO ARTURI URI

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