La Gazzetta dello Sport

Praet va di moda «Sì, gioco con stile e la Samp mi piace»

1Il belga ha una linea di abbigliame­nto e si diverte a creare nuovi abiti: «Ma con Giampaolo ho imparato che la creatività non basta. Muriel è impression­ante»

- Alessio Da Ronch INVIATO A BOGLIASCO (GENOVA)

Fantasia, stile, successo. Dennis Praet sa giocare, vincere e, pure creare. Il campioncin­o belga della Sampdoria disegna modelli per la sua azienda di abbigliame­nto, la Dyjcode. Ha iniziato quasi per caso, spinto da un amico imprendito­re, ora i suoi abiti vengono venduti in 80 negozi in Belgio e anche oltre grazie a internet. Qualche settimana fa ha realizzato un servizio fotografic­o, tra Pieve Ligure e Camogli, tra una decina di giorni si piazzerà al video per creare un nuovo modello. Intanto ha saputo trasformar­si fino a far sì che la Sampdoria diventasse un abito perfetto per lui. «Cosa difficile - ammette - perché il calcio belga e quello italiano sono molto diversi. Con Giampaolo ho appreso quanto è complesso questo sport. In Belgio facevamo 15 minuti di tattica a settimana, al video, osservando solo gli avversari. Qui tutto è programmat­o, ogni movimento corrispond­e a quello dei compagni. Qui sono dovuto crescere molto».

Eppure lei viene da una società importante come l’Anderlecht, ha vinto tre campionati, 3 Supercoppe del Belgio, ha giocato 18 partite in Champions League. Non ha mai pensato: ma cosa vogliono questi da me?

«No, sono venuto qui per crescere e ho subito capito che avevo molti margini di migliorame­nto, che avrei imparato cose nuove. Che sarei migliorato insomma. Ed era naturale che avessi bisogno di tempo».

Domenica affronta il Cagliari, la squadra contro cui è nato il nuovo Praet.

«È vero. Per la prima volta in vita mia a Cagliari ho giocato mezzala. In Belgio facevo il fantasista, a volte l’ala. Non solo non avevo mai giocato in un modulo 4-3-1-2, non l’avevo mai visto fare da nessuna squadra in Belgio».

È strano, lei si esprime con fantasia in ogni campo, ma la comprime dentro un personaggi­o sempre molto razionale.

«Fa parte dell’educazione ricevuta dalla famiglia. Mio padre mi segue molto, anche adesso non si perde mai una partita della Sampdoria».

Lei da bambino era un piccolo prodigio del tennis. Ha forgiato lì la sua cultura sportiva?

«Non credo. A 9 anni ho dovuto scegliere tra tennis e calcio, l’ho fatto e da quel giorno non ho più preso la racchetta in mano. Nello sport singolo ero molto nervoso, se perdevo a tennis spaccavo la racchetta dalla rabbia. Il gioco di squadra migliora il mio carattere».

L’abito calcistico che le ha cucito addosso Giampaolo le piace?

«Sì, sono diventato più duttile. Cosa che potrebbe aiutarmi a tornare in nazionale. Dall’altra parte, rispetto al mio passato sono cambiate le mie statistich­e: io ho sempre fatto parecchi gol e molti assist».

Quale sarà il prossimo passo?

«Migliorare ancora, prendere il meglio dal nuovo ruolo e tornare a fare gol e assist».

Qual è il gioiello che impreziosi­sce l’abito della Samp?

«Muriel. Mi ha colpito molto, fa gol, inventa giocate e lavora tantissimo in allenament­o».

La Samp ha colto le sue rivincite con Roma, Milan e Bologna dopo i k.o. dell’andata. Ora può fare il poker con il Cagliari.

«Domenica vogliamo completare l’opera. Ma il nostro obiettivo deve essere più grande: trasformar­e tutto il girone di ritorno in una rivincita. All’andata non abbiamo raccolto i punti che meritavamo».

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LO STILISTA CON I TACCHETTI Dennis Praet, 22 anni, centrocamp­ista della Sampdoria. A Pieve Ligure mentre fa da modello, indossando una delle sue creazioni

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