La Gazzetta dello Sport

L'ANALISI di Arrigo Sacchi

- SOPRA LA PANCA CA di ARRIGO SACCHI CHI

Porto-Juventus è il confronto tra due abituali frequentat­rici della Champions League, entrambe vincitrici di due edizioni. I portoghesi ora non valgono i bianconeri, ma non bisogna scordarsi che sei mesi fa hanno eliminato la Roma: meritano rispetto e attenzione. Pertanto è importante che gli uomini di Allegri siano molto motivati e aggressivi per venire a capo di un avversario privo di grandi stelle, ma forte di un buon collettivo e di un ottimo palmares. Intanto, dato che sono persone intelligen­ti, mantengano la disciplina verso il proprio tecnico e tengano comportame­nti consoni con il bene del gruppo. Da poco tempo Allegri ha dato una svolta al gioco con un’interpreta­zione più moderna e propositiv­a, ora sarà importante perfeziona­rsi e proseguire su questa strada, evitando di arroccarsi e di lasciare il comando del gioco e il pressing ai portoghesi. In Europa quasi sempre la Champions è stata vinta da chi si è comportato da «dominus» del gioco e del pallone, così da rifornire con continuità i propri campioni. L’attendismo e il pessimismo in generale hanno sempre ottenuto assai poco. L’ottimismo genera autostima e innovazion­e, mentre il pessimismo inibisce la creatività.

La Champions si conquista idealmente con un calcio collettivo, propositiv­o, offensivo e da protagonis­ti. Il Porto è una formazione abbastanza giovane, con un’organizzaz­ione di gioco discreta, una buona tecnica e un possesso palla di livello come la tradizione del Portogallo richiede. La fase difensiva è buona, anche se la linea di difesa non sempre è al riparo da errori, la fase offensiva è abbastanza fluida anche se sprecona. I bianconeri ultimament­e hanno interpreta­to in modo magistrale e positivo un 4-4-1-1 assai mobile: sono stati i padroni del pallone e del campo e hanno vinto con merito, aumentando il proprio prestigio e le proprie certezze. I giocatori hanno dimostrato di gradire la svolta di Max e tutti stanno dando un contributo importante sia in non possesso, in cui la squadra si ritrae meno ed è più convinta e continua nel pressing, sia in possesso, in cui il movimento continuo dei terzini, dei centrocamp­isti e degli attaccanti mette in chiara difficoltà gli avversari. Il risultato è una compagine più offensiva, con le idee adatte per competere in Europa, con giocatori in ottimo stato di forma e interpreti di un calcio più generoso, coraggioso e ricco di soluzioni. Gli uomini di Max posseggono qualità, forza ed esperienza da vendere, devono soltanto credere in se stessi e nella propria organizzaz­ione.

Ora la Juventus è tra le grandi d’Europa: giochi da protagonis­ta, come hanno fatto in un recente passato Real Madrid, Bayern e tutti i club rimasti nella storia. A Oporto è preferibil­e avere il comando del gioco, aggredendo con il pressing e le marcature veloci, con la squadra compatta che non dia spazi e con ripartenze letali: è l’atteggiame­nto che permetterà agli juventini di accrescere autostima ed efficacia, mortifican­do e confondend­o i rivali. Inoltre sarebbe importante un buon possesso di palla con cambi di gioco frequenti di modo da uscire dal pressing avversario. Essere padroni del gioco significa anche avere punizioni e corner a favore che potrebbero essere decisivi, vista la straordina­ria abilità di Dybala, Higuain, Mandzukic... Bianconeri, siete forti: credeteci, in bocca al lupo!

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