La Gazzetta dello Sport

Marchisio-Pjaca A primavera suona la sveglia Juve

1Pagano vecchi infortuni: ora è tempo di svoltare Allegri non li considera titolari ma punta su di loro

- Filippo Conticello @filippocon­t

Èprimavera, una dolcissima primavera in casa Juve: ii bianconeri volano come rondini, dall’Italia all’Europa con la stessa fiducia. La doppia sfida al Napoli potrebbe aiutare a tenere ferma la barra in patria: uscire indenni dal San Paolo in campionato avvicinere­bbe ancora di più allo scudetto; conservare il vantaggio dell’andata nella semifinale di Coppa Italia aumentereb­be le possibilit­à di triplete. Certo, ci sarebbe pure quel drago chiamato Barça, da guardare negli occhi senza paura in Champions. Insomma, serviranno tutti: previste chance sparse anche per chi ha inciso meno di quanto ci si potesse aspettare. Sia per Pjaca sia per Marchisio, in fondo, il rallentame­nto è anche colpa degli infortuni: se il croato non fosse stato costretto a fermarsi due mesi per una micro-frattura ossea, si sarebbe calato prima nel pianeta Juve. Il Principino ha portato la carretta per anni, è normale che ci metta un po’ per tornare ai vecchi fasti dopo la rottura del crociato anteriore a Palermo quasi un anno fa. Certo, per entrambi la stima di Allegri è cosa assai nota, ma Max ha precise richieste per la primavera: al tecnico servirebbe­ro le stabili accelerazi­oni di Marko sulla trequarti e il fosforo di Claudio in mezzo al campo. Non riserve, ma titolari aggiun- ti: le occasioni per riscattars­i, in fondo, non mancano.

MARKO PEDALA La tecnica allegriana dell’alternanza bastone-carota si manifesta nella maniera più evidente quando di mezzo ci sono talenti puri da educare alla fatica: spesso il tecnico dava del «testone» a Morata, ma sotto la sua regia lo spagnolo ha elevato il suo gioco a un livello superiore. Lo stesso lavorìo psico-fisico si sta compiendo su Pjaca perché Allegri è convinto di avere tra le mani un diamante: occorre sgrezzarlo, rendendo il talento più funzionale alla squadra. E insegnando pure una cattiveria finora mai mostrata sotto porta, se non nel guizzo contro il Porto decisivo per la qualificaz­ione europea. Non manca poi la richiesta pubblica di «pedalare», spesso fatta tra una tiratina di orecchi e una carezza: al baby fenomeno croato si chiede più sacrificio per crescere nel minutaggio dall’inizio.

CLAUDIO SCALPITA Su Marchisio Allegri ha alzato lo sguardo verso il futuro: servirà un anno perché si riveda il vero Claudio e per il momento l’impiego è scientific­o, al ritmo di una gara a settimana. Davanti sembrano aver guadagnato punti Pjanic e Khedira, ma soprattutt­o il tedesco è un esempio da seguire: l’anno scorso era reduce anche lui da un grave infortunio e, tra stop and go, è stato gestito senza mai forzare. I buoni frutti si raccolgono adesso: il tedesco corre come negli anni buoni. E se sulla qualità c’era poco da contestare, ora è completame­nte recuperato dal punto di vista dell’integrità fisica. La mancata convocazio­ne in Nazionale aiuterà, invece, Marchisio a mettere altra benzina per il finale di stagione: fosse quello di sempre, nessuno gli toglierebb­e il posto anche nel nuovo 4-2-3-1, ma ad Allegri serve pure da ipotetica terza scelta di mediana. Anche in questo nuovo status part time lui giura amore al bianconero, pazienza per le sirene che ogni tanto si sentono dall’Inghilterr­a. Una delle sfide di Napoli sarà di certo sua, ma è solo l’inizio: la primavera bianconera è ancora lunga.

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Claudio Marchisio, 31 anni, e l’esterno croato Marko Pjaca, 21
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