UNA «OLA» PER FRANCESCO, CAMPIONE DELLA VITA
Chissà se farà piacere a Papa Francesco vedere una grande Ola. Una Ola allo stadio di San Siro. Una Ola tutta per lui animata da oltre settantacinquemila tra cresimandi e padrini che accoglieranno il suo ingresso in campo questo pomeriggio. Tutti insieme, con una sola voce ad accompagnare un vero campione della vita. Gioirà sicuramente Francesco e non risparmierà le ultime forze rimaste a conclusione di questa sua giornata milanese per trascinare, da vero capitano, l’intera squadra in un’avventura irripetibile.
La squadra prima di tutto. E’ l’anima del suo credo sportivo. Nessuno gioca da solo, ma fa parte di una comunità da cui dipende e a cui offrire il proprio contributo per la vittoria. Per la squadra bisogna rinunciare al proprio individualismo. Alla squadra si offre il proprio talento. Con la squadra si gioisce e si soffre. L’ha ripetuto più di una volta il Papa argentino che non «bisogna mangiare la palla», ma condividerla con i propri compagni di squadra. Una palla che può arrivare da qualsiasi parte. A volte la sua traiettoria è improvvisa e maligna. Come un bravo portiere, sempre attento, pronto a respingerla da qualsiasi direzione provenga. Così è la vita. Non la si può sempre programmare, ma la si può sempre affrontare. La storia di Bergoglio ce lo dimostra e per questo le sue parole sono quelle di un vero coach che ama il gioco d’attacco: «La vita la si deve prendere da dove viene, è come il portiere nel calcio: prende il pallone da dove lo buttano. Non bisogna avere paura nella vita». Soprattutto se i piedi poggiano su solide fondamenta, su punti fermi come il «giocatore di basket o pallacanestro, che inchioda il piede come “perno” a terra e compie movimenti per proteggere la palla». Una grande Ola questo pomeriggio con Papa Francesco. Una grande Ola per chi ci ha testimoniato come si gioca la partita della nostra vita.