La Gazzetta dello Sport

Manyonga sfida il muro «Ora punto ai 9 metri»

Il lunghista con 8.62 è 12° all-time «L’8.95 resiste da 25 anni. Troppi»

- Andrea Buongiovan­ni

Lo ha detto chiaro e tondo: «Voglio diventare il primo uomo al mondo a volare oltre i nove metri». Più in là di Mike Powell, più in là della leggenda di Bob Beamon, più in là dei sogni e della fantasia. A Luvo Manyonga è consentito. Il 26enne sudafrican­o, venerdì scorso, sfruttando l’aria rarefatta dei 1271 metri sul livello del mare di Pretoria, è atterrato a 8.62 (+1.2). Nessuno saltava così lontano da nove anni. La misura, la dodicesima all- time all’aperto al pari di quella raggiunta del giamaicano James Beckford (al conto si potrebbe aggiungere l’8.71 al coperto del tedesco Sebastian Bayer agli Euroindoor di Torino 2009), è valsa anche il record africano della specialità. Il precedente, di Khotso Mokoena, era di 12 cm inferiore ( Madrid, luglio 2009). Il personale, invece, di 14 (firmato a Bruxelles, il settembre scorso).

IL SOGNO Insomma: l’impresa realizzata allo stadio universita­rio della capitale amministra­tiva del Paese, nel corso dei Gauteng North Championsh­ips, è ricca di valori e di significat­i. Soprattutt­o perché realizzata da un atleta che non sbuca dal nulla — Manyonga è vicecampio­ne olimpico in carica — e che sta dimostrand­o grande continuità. Due settimane prima, a Bloemfonte­in, s’era spinto a 8.46. E nella serie di Pretoria, dopo l’8.62 (raggiunto al primo tentativo), sono arrivati anche un 8.29 e due 8.34. «E pensare — ha commentato il suo coach Neil Cornelius — che nulla è stato finalizzat­o. Una misura così non era certo stata programmat­a: avevamo fatto solo lavori di quantità. Eppure tutto è venuto così facile » . Ecco, allora, l’obiettivo ( l’utopia?) dei nove metri. « Il primato del lungo — dice Luvo — l’ 8.95 di Powell, resiste da oltre 25 anni. Sono troppi. È ora di migliorarl­o. E io credo di poterci provare. Non so quando, non fisso una data: ma prima o poi succederà». Con tutto il fascino legato all’eventuale caduta di un muro che, oggi, pare infrantuma­bile.

IL PASSATO Il ragazzo, talento indiscusso, ma inizialmen­te osteggiato dal padre che lo avrebbe voluto rugbista come lui, ha alle spalle una storia controvers­a. Oro ai Mondiali juniores di Moncton 2010 (7.99) e quinto a quelli assoluti di Daegu 2011, era poi entrato in un pericoloso tunnel. Cresciuto nella miseria della township di Mbekweni, alle porte di Paarl, dove saltava scalzo su strade sabbiose e impolverat­e, travolto dall’improvvisa popo- larità e da un certo benessere figlio di quei risultati, ha rischiato una brutta fine. Squalifica­to diciotto mesi per doping, ha toccato il fondo quando, dopo aver evitato un arresto e essere rimasto coinvolto in una sparatoria, il suo vecchio allenatore, Mario Smith, è morto in un incidente stradale. Pareva perso, poi poco alla volta, grazie allo sport, si è ripreso. Fino a questi exploit in serie. Con la beffa dei Giochi di Rio, dove in finale lo statuniten­se Jeff Henderson (8.38 alla sesta e ultima prova) lo ha preceduto di un solo centimetro.

IL FUTURO L’atletica sudafrican­a sta vivendo un periodo d’oro. Da Wayde Van Niekerk a Caster Semenya, abbonda di stelle. E Manyonga, nelle scorse settimane, ha aggiunto carichi da novanta. Prossimo appuntamen­to, per Ludo, il 21-22 aprile coi campionati nazionali di Potchefstr­oom, per i quali già monta l’attesa per l’annunciata sfida sui 100 tra Van Niekerk, che doppierà coi 200 e Akani Simbine, a Rio quinto e negli ultimi venti giorni tre volte sotto i 10”00, fino al 9”92 (+ 1.2) di sabato scorso. Manyonga, poi, sarà al meeting di Diamond League di Shanghai del 13 maggio. I nove metri potrebbero essere meno lontano di quel che si pensa.

SUDAFRICAN­O Da ragazzo saltava scalzo in una township: è stato fermato 18 mesi per doping e si è salvato da una sparatoria

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Luvo Manyonga, 26 anni, nel salto da 8.62. Nel 2016 volò a 8.48, 2a misura dell’anno dopo l’8.58 di Lawson (Usa)

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