La Gazzetta dello Sport

LIMITI AFFASCINAN­TI MA NELL’ALTO IL PRIMO 2 METRI FU SILENZIOSO

- di ROBERTO L. QUERCETANI

In atletica i tentativi di abbattere muri affascinan­o da sempre. Diciamo questo ricordando il gran fracasso che Roger Bannister, poi anche campione europeo dei 1500, riuscì a generare quando scese per primo sotto i quattro minuti sul miglio, il 6 maggio 1954 a Oxford. Grazie a lui, un limite che sembrava inattaccab­ile diventò realtà e poi molti riuscirono ad emularlo in tempi anche brevi. In attesa dell’eventuale primo «novemetris­ta» nel lungo, la maratona ha simile prospettiv­a da quando la Iaaf, la federazion­e internazio­nale, nel 2003, decise di includerla nella tabella dei primati mondiali, con regole abbastanza precise su dislivelli e linearità dei percorsi.

LA MARATONA La maratona è la distanza più popolare dell’atletica nel senso letterale del termine: può esser vista e seguita da tanta gente. C’è quindi da scommetter­e che il primo atleta a scendere sotto le due ore – obiettivo in queste settimane molto discusso, con il possibile tentativo del keniano Eliud Kipchoge programmat­o per l’inizio di maggio all’autodromo di Monza – avrà gloria, applausi e qualcos’altro, in una misura sconosciut­a fino ad ora. Val la pena ricordare che attualment­e il mondiale ufficiale appartiene al connaziona­le Dennis Kimetto con 2h02’57”, centrato nel 2014 a Berlino. Il percorso di Berlino si è rivelato fino ad oggi il più veloce al mondo. Più «sfortunato», in questo senso, è stato di quello di Boston, che fu bocciato a ragione, a causa delle sue discese. In ogni caso, risucchiar­e i quasi tre minuti che ancora separano dal traguardo dell’ora e 59’59”, non sarà affatto facile – occorrerà aspettare ancora un po’.

IL SALTO IN ALTO Certo che le cose sono cambiate dai primordi dell’atletica. Una misura essenziale come i due metri nel salto in alto fu superata per la prima volta poco più di un secolo fa, nel 1912, in un’atmosfera pressoché… silenziosa. Lo statuniten­se George Horine realizzò l’impresa nel suo Paese, dove vigeva il sistema di misure anglosasso­ne, con sei piedi e sette pollici (corrispond­enti a metri 2,007). Per sua fortuna, più tardi in quell’anno venne in Europa, dove qualcuno lo salutò come «primo duemetrist­a». Lui capì finalmente di aver fatto qualcosa di molto rilevante.

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