LIMITI AFFASCINANTI MA NELL’ALTO IL PRIMO 2 METRI FU SILENZIOSO
In atletica i tentativi di abbattere muri affascinano da sempre. Diciamo questo ricordando il gran fracasso che Roger Bannister, poi anche campione europeo dei 1500, riuscì a generare quando scese per primo sotto i quattro minuti sul miglio, il 6 maggio 1954 a Oxford. Grazie a lui, un limite che sembrava inattaccabile diventò realtà e poi molti riuscirono ad emularlo in tempi anche brevi. In attesa dell’eventuale primo «novemetrista» nel lungo, la maratona ha simile prospettiva da quando la Iaaf, la federazione internazionale, nel 2003, decise di includerla nella tabella dei primati mondiali, con regole abbastanza precise su dislivelli e linearità dei percorsi.
LA MARATONA La maratona è la distanza più popolare dell’atletica nel senso letterale del termine: può esser vista e seguita da tanta gente. C’è quindi da scommettere che il primo atleta a scendere sotto le due ore – obiettivo in queste settimane molto discusso, con il possibile tentativo del keniano Eliud Kipchoge programmato per l’inizio di maggio all’autodromo di Monza – avrà gloria, applausi e qualcos’altro, in una misura sconosciuta fino ad ora. Val la pena ricordare che attualmente il mondiale ufficiale appartiene al connazionale Dennis Kimetto con 2h02’57”, centrato nel 2014 a Berlino. Il percorso di Berlino si è rivelato fino ad oggi il più veloce al mondo. Più «sfortunato», in questo senso, è stato di quello di Boston, che fu bocciato a ragione, a causa delle sue discese. In ogni caso, risucchiare i quasi tre minuti che ancora separano dal traguardo dell’ora e 59’59”, non sarà affatto facile – occorrerà aspettare ancora un po’.
IL SALTO IN ALTO Certo che le cose sono cambiate dai primordi dell’atletica. Una misura essenziale come i due metri nel salto in alto fu superata per la prima volta poco più di un secolo fa, nel 1912, in un’atmosfera pressoché… silenziosa. Lo statunitense George Horine realizzò l’impresa nel suo Paese, dove vigeva il sistema di misure anglosassone, con sei piedi e sette pollici (corrispondenti a metri 2,007). Per sua fortuna, più tardi in quell’anno venne in Europa, dove qualcuno lo salutò come «primo duemetrista». Lui capì finalmente di aver fatto qualcosa di molto rilevante.