La Gazzetta dello Sport

Vasto, sparò all’uomo che investì sua moglie Condannato a 30 anni

Aveva chiesto l’ergastolo Rito abbreviato e sentenza a due mesi dal delitto

- Francesco Rizzo

«Questa tragedia si poteva evitare con un intervento rapido e una punizione esemplare». Si esprimeva così l’arcivescov­o della diocesi di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte, il 3 febbraio scorso, 48 ore dopo che a Vasto, Fabio Di Lello, 34 anni, aveva atteso fuori da un bar e ucciso con tre colpi di pistola Italo D’Elisa. Il 22 enne che, nel luglio del 2016, non si era fermato al semaforo rosso e aveva investito Roberta Smargiassi, moglie di Fabio e in dolce attesa. Lo scooter era finito contro un semaforo, la donna sull’asfalto, inutile la corsa in ospedale. Le parole di monsignor Forte suscitaron­o la reazione della procura di Vasto: «L’udienza preliminar­e sarebbe stata il 21 febbraio, meno di un anno dopo l’incidente: non è un caso di giustizia lenta». E lenta non è stata nemmeno la prima sentenza per Di Lello, emessa ieri: 30 anni di carcere, effetto dello sconto di pena previsto dal giudizio abbreviato, dopo che il procurator­e di Vasto, Giampiero Di Florio e il sostituto Gabriella De Lucia avevano chiesto l’ergastolo.

PIANTO Sulla sentenza pesa l’aggravante della premeditaz­ione: la difesa - che aveva proposto, invano, una perizia psichiatri­ca - non è riuscita a far passare la linea secondo la quale Di Lello avrebbe incontrato D’Elisa per caso («Non ero mica uscito per ucciderlo. L’ho incon-

Italo D’Elisa, 22 anni, ucciso il 1° febbraio a colpi di pistola: era alla guida dell’auto che nel luglio scorso ha investito e ucciso Roberta Smargiassi. Per D’Elisa c’era già stata la richiesta di rinvio a giudizio e l’udienza preliminar­e era attesa per il 21 febbraio trato, con quel suo solito sguardo di sfida», aveva detto l’uomo dopo l’omicidio). La procura ha invece sostenuto la «minorata difesa»: Italo non immaginava quello che stava per succedere. Di Lello, panettiere ed ex calciatore dilettante, in aula aveva ammesso: «Sono pentito e dispiaciut­o». E ieri, dopo la lettura della sentenza, è esploso a piangere, mentre gli avvocati del giovane ucciso commentava­no: «La giustizia si fa in tribunale». Ma nella comunità di Vasto resta la ferita, aperta anche dalla campagna di odio che si era accesa sul web, quella «claque di morbosi», come disse la procura, che invitava alla giustizia privata contro un uomo ancora libero e che, secondo Di Florio, «ha alimentato, giorno dopo giorno, il sentimento di vendetta» di Di Lello.

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ANSA Sopra, Fabio Di Lello, 34 anni, con la moglie Roberta, morta in un incidente stradale
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