La Gazzetta dello Sport

Sagan frenato da una caduta Van Avermaet re ad Harelbeke

Pavé e 15 Muri nella classica fiamminga: l’oro olimpico batte Gilbert. Miglior italiano Colbrelli, 7° a 52”. Domani Gand-Wevelgem

- Paolo Marabini

«Il mio obiettivo è vincere una classica monumento. Ci sono andato spesso vicino, adesso sarebbe anche ora di centrare il bersaglio». Così si era espresso Greg Van Avermaet non più tardi di due settimane fa, a margine di una Tirreno-Adriatico che, per sua ammissione, gli serviva soprattutt­o per mettere a punto il motore in vista dei suoi grandi traguardi di primavera. Aspettando il Monumento dei sogni, che come per tutti i fiamminghi è il Giro delle Fiandre, il campione olimpico di Rio, dopo la Het Nieuwsblad del mese scorso, si è preso anche la seconda delle classiche che meglio simulano la Ronde, in programma fra otto giorni.

MURI E PAVÉ Anzi, l’E3 Harelbeke la chiamano anche il Piccolo Fiandre. Prova ne è che nell’albo d’oro — da Van Looy a De Vlaeminck, e poi Maertens, Raas, Museeuw, Boonen, Cancellara, Sagan — ci sono molti illustri nomi da muri e da pavé. E finalmente c’è entrato pure l’uomo di Grembergen, cre-

sciuto in una famiglia di ciclisti, ma strappato a una carriera probabilme­nte fulgida da calciatore, lui che era portiere in seconda del Beveren, serie A belga, a soli 17 anni, e s’era poi mutuato in ciclista da classiche per colpa di un infortunio.

EN PLEIN Van Avermaet si è preso l’edizione numero 60 della classica di casa battendo dopo una volata serrata i connaziona­li Philippe Gilbert e Oliver Naesen (l’ultimo podio tutto belga risaliva al 1999), usciti con lui a 37 km dall’arrivo dalla dozzina di battistrad­a formatasi in testa mezz’ora prima. C’era un altro uomo forte nel gruppetto al comando, Sep Vanmarcke, ma il leader Cannondale, 2° alla Roubaix nel 2013 e 3° al Fiandre nel 2014 e 2016, era al gancio quando Gilbert ha acceso i fuochi sulle prime rampe el Karnemelkb­eekstraat, penultimo dei 15 muri di giornata: 1530 metri con pendenze tra il 4,9% e il 7,3% che hanno messo le ali al campione nazionale, ma hanno trovato pronti alla risposta Van Avermaet e Naesen.

SAGAN A TERRA Fino a quel momento c’era stata molta incertezza. Per lo meno fino a quando Peter Sagan s’era preso la briga di guidare l’inseguimen­to. Ma a 43 km dall’arrivo, una caduta nelle prime file del gruppo — a terra è finito anche Oscar Gatto — ha frenato e tolto dalla lotta il campione del mondo, che su quelle stesse strade lo scorso anno aveva infiammato l’ultima ora di corsa con Michal Kwiatkowsk­i prima di arrendersi in volata al polacco, capace di giustiziar­lo anche sette giorni fa a Sanremo. Nessun problema fisico per Sagan, ma il cambio di bici s’è rivelato laborioso. E, a quel punto, meglio risparmiar­e la gamba in vista della Gand-Wevelgem di domani, dove partirà col dorsale numero 1 grazie al successo 2016.

ITALIA Sul traguardo di Harelbeke, alle spalle del terzetto di casa, Durbridge ha poi anticipato il gruppetto dei primi inseguitor­i, comprenden­te anche gli italiani Colbrelli (7°), Bettiol (10°), Felline (11°, encomiabil­e il suo lavoro per Degenkolb) e Oss (20°). In evidenza anche Trentin e un Modolo che sta prendendo sempre più confidenza con questo tipo di corse, un tempo a lui indigeste. Chissà, magari domani...

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EPA Da sinistra Philippe Gilbert, Greg Van Avermaet e Oliver Naesen

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