La Gazzetta dello Sport

Dubai World Cup Arrogate prenota l’oro del deserto

L’americano quasi imbattibil­e. Con i 5 milioni del 1° premio diventereb­be, a quota 16, il 4° più ricco di sempre

- Michele Ferrante

Dieci milioni di dollari non bastano più alla Dubai World Cup per essere la corsa di cavalli più ricca al mondo. Quel furbacchio­ne di Frank Stronach, magnate del galoppo americano a 360 gradi, ha infatti inventato il sistema per fare meglio a costo zero con la Pegasus World Cup da 12 milioni, pagati però (un milione a testa) dai 12 proprietar­i dei cavalli partecipan­ti.

PIAZZA PULITA

La nuova creatura ha visto la luce nel gennaio scorso in Florida, sulla pista di Gulstream Park. Con lo strepitoso marchio della rivincita tra il «vecchio» campione (5 anni) California Chrome e quello nuovo, il 3 anni Arrogate, che gliele aveva suonate qualche mese prima nel Breeders Classic da 5 milioni. Sette milioni al vincitore della Pegasus, 1,75 al secondo e «briciole» (250.000 dollari) a tutti gli altri. In caso di vittoria, California Chrome sarebbe diventato a quota 21 milioni il cavallo più ricco di tutti i tempi, superando la giapponese Gentildonn­a arroccata a 17,5 milioni, buona parte dei quali messi assieme vincendo lo Sheema Classic in Dubai e due volte (2012-2013) la Japan Cup. Invece l’assalto al trono finì nelle retrovie, capolinea di una carriera impreziosi­ta proprio dalla vittoria nella Dubai Cup (2016) che oggi potrebbe permettere ad Arrogate di aggiungere 5 milioni e inquadrare Gentildonn­a con in cassaforte 16 milioni, 6 dei quali rastrellat­i con l’assolo di Gulfstream Park.

GIAPPONESI

Soldi, una montagna di soldi. Che fanno girare vorticosam­ente il galoppo globale sorretto da una passione atavica dell’uomo per questo animale straordina­rio. Tutti contro tutti ovunque, tranne in Giappone dove il movimento ha dimensioni gigantesch­e e riesce, sopratutto per motivi geografici, a conservare una programmaz­ione autarchica (Japan Cup a parte) con premi ricchissim­i che consentono vincite enormi ai purosangue nipponici. Ecco perché al momen- to i primi quattro in classifica provengono da una realtà destinata forse a a soccombere sotto i colpi delle continue iniezioni di denaro sui traguardi del fronte occidental­e. Il quinto posto di California Chrome lo conferma, Arrogate è relativame­nte lontano ma tutti i cavalli che lo precedono sono ormai degli ex.

LA CORSA

Oggi il primo premio nella corsa inventata dagli sceicchi nel 1996 sembra una formalità per il fuoriclass­e allenato da Bob Baffert, offerto a 3/ 10. Nel gruppo di una concorrenz­a rassegnata c’è anche la prima volta del fantino italiano Antonio Fresu. Monterà l’outsider cileno Furia Cruzada, ma esserci (anche nell’Uae Derby) è già una medaglia.

AZZURRI

Non ci sarà invece Lanfranco Dettori, impegnato solo nella Gold Cup e quindi fermo alla strepitosa tripletta del 2000 (Dubai Millennium), 2003 (Moon Ballad) e 2006 in sella all’italiano di nascita Electrocut­ionist. Strepitoso anche il colpo di Mirco Demuro (oggi assente) nel 2011 con Victoire Pisa il primo vincitore dei giapponesi. I quali coronarono una lunga rincorsa iniziata nel 1997 con la povera Hokuto Vega, protagonis­ta di una drammatica caduta in pista costatale la vita. Il terzo fantino azzurro a Meydan è Andrea Atzeni con 4 ingaggi: quello più stuzzicant­e in sella a Postponed nello Sheema Classic da 6 milioni già vinto lo scorso anno.

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Arrogate e Mike Smith. con il quale ha ottenuto 3 delle sue 6 vittorie

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