La Gazzetta dello Sport

Tra Vicenza e Brescia tanti incroci da salvezza

- Alberta Mantovani VICENZA

Appena un centinaio di chilometri separano Vicenza e Brescia, divise però dal solco di una rivalità antica e tenace. Eppure, a guardare dentro le pieghe della delicatiss­ima sfida-salvezza in scena oggi al Menti non si direbbe, visti legami e intrecci. A cominciare dal derby nella famiglia Bisoli: papà Pierpaolo sulla panchina del Vicenza, il figlio Dimitri centrocamp­ista del Brescia. «Sì, certo che l’ho sentito - spiega il tecnico - e gli ho pure fatto gli auguri per i 23 anni che ha compiuto, ma ho aggiunto che se posso in campo lo schiaccio...». E Dimitri, che all’andata ha battuto il papà per il quale fa il tifo la mamma, ha detto che se segna forse non esulta.

IL RITORNO Rispetto alla prima sfida il Brescia ha un nuovo allenatore, quel Gigi Cagni che Vicenza se la ricorda bene, anzi male. «Un rammarico tra i più grandi della mia carriera - dichiara anche se quella retrocessi­one non la sento mia». Correva l’anno 2011-12, Cagni subentrò a Baldini, venne esonerato e richiamato per le ultime cinque gare perdendo i playout con l’Empoli. Oggi Cagni torna in uno stadio che per 5 anni è stato la casa di Rinaldo Sagramola, dirigente del Brescia che ha firmato l’ultima promozione in A del Vicenza, nel 1999-2000. «Era una B stratosfer­ica con Napoli, Sampdoria, Atalanta, Chievo e Brescia. Un’esperienza indimentic­abile - confida Sagramola - perché lavorai con una proprietà straniera (la finanziari­a inglese Enic, ndr) e perché lì ho conosciuto Laura, la mia seconda moglie». E poi non si dimentichi che il figlio più illustre tra i campioni che hanno giocato nel Vicenza, Roberto Baggio, ha colorato d’oro il tramonto della carriera proprio nel Brescia in cui c’era pure Pierpaolo Bisoli.

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