CON LA SUA SEMPLICITÀ HA VINTO LA PARTITA
Un coro da stadio racconta, più di ogni altra parola, più di tanti discorsi, più di astruse elucubrazioni teologiche, l’emozione del momento: «Uno di noi, Francesco è uno di noi!». Il Papa entra a San Siro, ottantamila persone battono le mani e sgranano gli occhi, tuttavia quello che vedono non è l’arrivo di un Pontefice, ma di un uomo tra gli uomini, che si porta appresso i suoi ottant’anni, zoppica un po’ per via del mal di schiena, va in bagno a fare la pipì, posa per le fotografie, sorride, parla con la gente, accarezza i bambini, stringe le mani che si protendono verso di lui.
Un milione di persone ha accompagnato il viaggio del Papa a Milano e, se mai ve ne fosse stato bisogno, si è avuta la conferma di un legame speciale che, fin dal giorno della sua elezione, ha saputo stabilire con il popolo dei fedeli. Ricordate quel «fratelli e sorelle, buonasera» pronunciato dal balcone di San Pietro? A Milano ha incontrato la gente delle periferie, gli immigrati e i carcerati, ha toccato il loro dolore e la loro dignità, ha parlato con gli anziani e con i poveri, ha criticato quest’epoca di smarrimento e di speculazioni e, alla fine, quand’è entrato a San Siro, avrà immaginato di correre, di dribblare, di tirare, di fare gol anche lui, in quello stadio mitico, magari con la maglia rossoblù del suo San Lorenzo sulle spalle. «Uno di noi, Francesco è uno di noi». Uomo tra gli uomini.