La Gazzetta dello Sport

Addio a Bizzotto L’uomo della Juve alla destra di Trap

- G.B. Olivero

Era l’ombra del Trap, il suo braccio destro silenzioso e insostitui­bile. Romolo Bizzotto, in realtà, era anche tanto altro ma resterà nella storia della Juve per il suo ruolo di vice allenatore nell’epoca d’oro di Trapattoni. Bizzotto è morto ieri a 92 anni e la società bianconera l’ha ricordato sul sito ufficiale. Nato a Cerea (Verona) il 16 febbraio 1925, Bizzotto è stato giocatore di discreto livello: fu convocato, senza mai giocare, da Vittorio Pozzo per l’Olimpiade del 1948. Era un centromedi­ano metodista, come si diceva all’epoca, e con la Juve giocò dal 1949 al 1952 vincendo due scudetti. Nel 1958 cominciò a Rovereto la carriera di tecnico. Tornò alla Juve nel 1971 per guidare la Primavera e dalla stagione seguente fu il vice allenatore della prima squadra fino al 1988. Lavorò con Vycpalek, con Parola, con Trapattoni (dal 1976 al 1986) e con Marchesi. Quando nel 1988 la Juve affidò la panchina a Dino Zoff, il suo posto fu preso da Gaetano Scirea.

LE RELAZIONI Romolo era un grande conoscitor­e di calcio, abilissimo a scovare i punti deboli degli avversari. Non a caso Vycpalek lo mandava spesso a studiare le squadre che la Juve avrebbe dovuto affrontare. All’epoca la videoanali­si ovviamente non c’era e ci si affidava alle relazioni degli osservator­i: Bizzotto era preziosiss­imo. Amava restare nell’ombra, si era ritagliato il suo posto ideale perché faceva tanto e appariva poco, come piaceva a lui. Romolo era stimatissi­mo dai giocatori con i quali instaurava sempre un rapporto basato sulla fiducia. Un uomo sincero e sereno, oltre che un esperto di calcio.

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Da sinistra, Trapattoni e Romolo Bizzotto (a terra c’è Michel Platini) guardano, con un tifoso, il palleggio di un ballerino inglese

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