Patto fra big per una Lega da rifondare Crescono i consensi
Non c’è accordo sulla spartizione dei diritti tv. Le sei grandi propongono un paracadute meritocratico
L’eco del caos di Lega è giunta fin qui, in una ventosa ma soleggiata Atene, dove si celebra l’assemblea generale dell’Eca, l’associazione che riunisce i club europei. Durante la cena ufficiale di ieri i dirigenti venuti dall’Italia, tra i malumori francesi per i 4 posti tricolori in Champions e le spiegazioni sulle innovazioni tecnologiche del volto Fifa Marco Van Basten, hanno trovato il tempo per parlare dei fatti di casa nostra. C’erano Agnelli per la Juve, Gardini per l’Inter, Gandini per la Roma, Mencucci per la Fiorentina; oggi si aggregheranno i rappresentanti di Milan e Napoli, che fanno parte dell’Eca come Udinese e Sampdoria. Già telefoni- camente le big avevano suggellato un patto di sangue, in vista del doppio appuntamento in Lega: oggi si incontrano gli avvocati delle società, che proveranno a trovare una sintesi scritta alle versioni dello statuto proposte da grandi e mediopiccole; domani c’è l’assemblea. Le big non arretrano: ora che la Federcalcio ha concesso tre settimane di tempo alla Lega per rinnovare le cariche (reggente il presidente del collegio dei revisori Ezio Maria Simonelli), vogliono provare a costruire un consenso per cambiare prima di tutto la governance e dare un’impronta nuova all’organismo di via Rosellini, sulla scia delle migliori pratiche europee. Il nuovo statuto, soprattutto per quanto riguarda la parte gestionale, è ritenuto indispensabile per procede- re poi con le elezioni.
CAPISALDI Dopo lo strappo di mercoledì, quando le big hanno abbandonato i lavori, gli ultimi giorni sono serviti per riannodare i fili della trattativa. È chiaro che servirà un compromesso, tuttavia le sei hanno concordato alcuni punti irrinunciabili: trasformare la Lega in associazione riconosciuta, in modo da dare le giuste tutele all’amministratore delegato che dovrà diventare l’uomo forte, cioè il manager dotato di competenze in campo finanziario, commerciale, media e risorse umane, che sappia far funzionare la Lega come un’azienda. Ecco perché si ritiene consequenziale che l’a.d. sia anche consigliere federale, assieme al presidente di Lega con funzioni di garanzia e a un rappresentante dei club. Questo è uno dei punti di attrito con le medio-piccole, che preferirebbero mantenere i due membri in quota alle società, o quantomeno far decidere all’assemblea. Si vedrà se sarà possibile una mediazione. Quanto al consiglio di Lega, le piccole avevano proposto un organo a 7 con presidente, a.d. e cinque dirigenti di società: le 6 controbattono con un consiglio a 5, formato da presidente, a.d. e tre soli rappresentanti di club.
DIRITTI TV Ma è sui soldi che va trovata l’intesa sostanziale, vale a dire sull’articolo 19 dello statuto che disciplina la ripartizione dei proventi tv. Le big non arretrano: non è questo il momento di ridiscutere i criteri di suddivisione, già stabiliti fino al 2018, l’articolo 19 potrà al massimo contenere un riferimento generico alla Legge Melandri. Le sei sono, invece, d’accordo a salvaguardare il paracadute per le retrocesse, volendo anche nella misura del 6% dei ricavi, a patto che siano previsti dei tetti e, soprattutto, che venga modulato in funzione delle performance sportive, in modo da incentivare chi investe. Juve, Milan, Inter, Roma, Napoli e Fiorentina fanno quadrato, hanno dalla loro parte Sassuolo e Bologna e forse Torino ed Empoli. È chiaro però che per lo statuto e le nomine servono 14 voti. E di solito cambiamenti del genere non si fanno a colpi di maggioranza. Ci sarebbe bisogno di una presa di coscienza collettiva.
SI TRATTA Ieri all’Eca rinnovata l’intesa Oggi gli avvocati studiano lo statuto Ora la reggenza è stata affidata al presidente dei revisori, Simonelli