ORA SARRI SA CHE PUÒ BATTERE ALLEGRI
All’ora di pranzo, quando gli fa schifo giocare a calcio, Maurizio Sarri ha sconfitto Massimiliano Allegri. Per tre voti gli ha soffiato la Panchina d’oro 2016. «Bello battere per una volta Max…», ha commentato il vincitore a Coverciano, lanciando così idealmente la rincorsa ai due incroci del San Paolo tra Napoli e Juve: il 2 aprile in campionato, il 5 in Coppa Italia. Uno a zero per lui. Per ora... Battagliavano già in provincia, una vita fa, quando attrezzavano una gavetta diventata il loro tesoro. Ieri Allegri lo ha definito «amico» in un elegante tweet di complimenti. Chi ha votato Max non ha sbagliato e non solo perché è stato il più vincente e perché la qualificazione ai quarti di Champions gli è sfuggita ai supplementari dopo una partita quasi perfetta nell’inquietante tana del Bayern. Persi Pirlo, Vidal e Tevez, Allegri si è inventato tutta un’altra Juve con individualità nuove (Dybala, Cuadrado), prima tappa della sterzata tecnica, necessaria in Europa, che ha portato ai 5 Tenori attuali. Il tutto senza perdere il furore agonistico che resta il suo vero capolavoro di comandante. Presentare settimanalmente una Juve affamata, nonostante i 5 scudetti in pancia, è impresa che alla concorrenza non riesce neppure a pancia vuota. Gestire i più forti non è facile come sembra. Le ballerine di prima fila vogliono danzare sempre. Allegri sa tenerle a bada, anche a costo di spedirne qualcuna su uno sgabello.
Ma non ha sbagliato neppure chi ha votato per Sarri. Anzi... Esiste un criterio anche più attendibile delle vittorie per giudicare il lavoro di un mister: quanto migliora gioco e giocatori. E’ qui che la Panchina d’oro di Sarri è sacrosanta. Il 19 settembre 2015, quarta di campionato, il suo Napoli era già nato, con 5 gol alla Lazio. La sbalorditiva velocità con cui trasmise concetti nuovi, aggressivi e sofisticati a un Napoli, che aveva ancora in testa l’istinto di ritirarsi per ripartire, racconta bene il suo talento di educatore. Pochi hanno sfiorato i picchi estetici raggiunti dal Napoli di Sarri. La bellezza va premiata. Sotto la guida del maestro in tuta, Mertens è diventato un crack, Insigne ha guadagnato una continuità inedita. Non è stato Higuain a regalare 36 gol a Sarri, ma Sarri a regalare a Higuain la possibilità di farli. Infatti senza il Pipita, il Napoli segna anche di più. Se De Laurentiis, dimenticato ieri nei ringraziamenti, rafforzerà il giocattolo o, per lo meno, non lo danneggerà con sceneggiate; se Sarri finalmente si convincerà che il mondo non gli trama contro e farà maturare la squadra togliendole alibi, anche il Napoli potrà presto vincere, come il suo mister. Intanto ha un doppio, attesissimo appuntamento con la Signora. Sarri ora sa che può battere Allegri, perfino all’ora di pranzo.