L’assist di Poeta «Torino un top club Obiettivo playoff»
Play: «L’Auxilium mi ricorda la prima Milano di Armani. Nelle 8? Abbiamo il 50% di possibilità»
Gli italiani ci sono o non ci sono? Nelle pieghe dell’atavico dibattito, esiste uno sparuto drappello di highlander nostrani a cui appartiene, di certo, Peppe Poeta. Il 31enne playmaker si carica sulle spalle Torino, orfana del titolare Wright, spiattellando una doppia doppia, utile a lanciare la volata playoff della Fiat: 16 punti e, soprattutto, 11 assist, high stagionale del club, a un passo dal record storico (12) di Carlo Della Valle nel lontano 1991-’92. Il Peppe nazionale è sesto nella speciale classifica tra i giocatori in attività, dimostrando di avere ancora il graffio letale quando serve. Generoso per indole eccolo servire, a parole, assist un po’ a tutti: all’Auxilium per cui ha rinunciato alle avances della Virtus Bologna, ai compagni, agli italiani in generale, alla Nazionale e al suo amico Alessandro Gentile.
Poeta, lei è ancora un playmaker con i fiocchi.
«Sono soddisfatto — ride — non tanto per i numeri per il fatto di essere, a quasi 32 anni, ancora utile nel trovare la chiave giusta per aiutare la squadra a vincere. Contro Cantù mancava Wright e quindi serviva un po’ più di leadership, così ho cercato di caricarmi il gruppo sulle spalle. Solitamente, quando esco dalla panchina, il mio compito è quello di spezzare il ritmo».
Si riflette spesso sullo scarso ricambio generazionale. Vede un giovane playmaker italiano di livello all’orizzonte?
« Mi piace la faccia tosta di Laquintana di Capo d’Orlando».
Nonostante i tanti infortuni, Torino è ancora in corsa per un posto tra le prime otto.
«Stiamo disputando un ottimo campionato in linea con i programmi del club. Purtroppo, causa infortuni, abbiamo avuto qualche passaggio a vuoto che ci è costato l’accesso alla Coppa Italia per differenza canestri. Senza giocatori chiave puoi tamponare per una gara, forse due, ma alla lunga paghi. Comunque siamo soddisfatti, abbiamo 10 giocatori nuovi, stiamo lanciando il nostro progetto, la società è solida e ambiziosa».
Già, come si sta a Torino?
«Meravigliosamente. Piazza fantastica e appassionata. Lo avete visto la scorsa estate con la Nazionale: sempre 15 mila spettatori. Quest’anno le no- stre partite sono state quasi sempre sold-out. È entrata la Fiat come sponsor, la società ragiona in grande, sta pensando a un palasport da gestire, punta al top. Mi ricorda un po’ gli inizi della Milano di Giorgio Armani».
A 6 giornate dalla fine, obiettivo playoff. Il calendario non è malvagio, quante possibilità vi date?
«Il 50%. Sono quasi tutti scontri diretti: Pistoia, Sassari, Varese in casa, Caserta, Reggio e Brescia fuori. Bisogna vincere quelle a Torino e cercare un colpo fuori, altrimenti potrebbe non bastare».
Il vostro format è: quintetto americano e gli italiani di rincorsa.
« Vero, ma io, Mazzola e Alibegovic giochiamo 20-23’ di media con responsabilità importanti. Non conta da dove parti ma quanto giochi».
Probabilmente verrà prorogata la formula dei sette stranieri. Il sesto italiano dovrà aspettare.
«Al di là delle regole, c’è un problema di mentalità: bisogna avere coraggio e convinzione nel puntare sugli italiani e da noi questo tipo di cultura manca. Chiaro che un giovane uscito dal college è fisicamente e mentalmente più pronto rispetto a un italiano uscito dal settore giovanile. Per questo dico che bisogna crederci e gli esempi non mancano. Penso a Iannuzzi a Capo d’Orlando e alla Trento dell’anno scorso che, con gli italiani, è arrivata in semifinale di Eurocup».
Intanto Torino ha inserito un altro americano: Hollins.
«Ci ha subito mostrato perché ha più di 500 partite Nba sulle spalle. Blocca, rolla e stoppa con naturalezza. Super. Inoltre permetterà a White di fare il “4”, il suo ruolo naturale».
Capitolo Nazionale. Lei vanta 120 presenze, punta a una nuova estate di lavoro?
«Sì, spero di essere convocato, è uno dei miei obiettivi perché sono talmente orgoglioso di indossare quella maglia che lo vorrei fare il più a lungo possibile. Alcuni giocatori del gruppo azzurro stanno attraversando una stagione non facile, ma le potenzialità per fare un buon Europeo non mancano chiunque ci sia».
Momento difficile soprattutto per un suo grande amico: Alessandro Gentile.
«L’ho sentito. Ovvio, è un po’ giù, ma la forza per riprendersi non gli manca. Me lo auguro per lui e per tutto il basket italiano».
SUPER! HA FATTO SUBITO VEDERE PERCHÉ HA PIÙ DI 500 GARE NBA PEPPE POETA SUL NEOACQUISTO HOLLINS ALE ADESSO È GIÙ DI MORALE, MA TORNERÀ. ME LO AUGURO PER TUTTI PEPPE POETA SU ALESSANDRO GENTILE