La rivoluzione italiana funziona e il titolo del Cavallino vola in Borsa
1Dopo l’uscita di Allison, gli scettici vedevano difficile la ricostruzione. I test invernali hanno fatto intuire la bontà del progetto 2017 e il trionfo di Melbourne ha lo confermato
Il sollievo nei sorrisi. E negli abbracci tra gli uomini e le donne in tuta rossa, la conferma che la speranza portata avanti dall’autunno era fondata su idee, progetti e lavoro giusti. Perché è così che funziona: tu pensi, fai, ti scervelli, costruisci, aggiungi, togli, ma non lo sai che effetto tutto quello avrà per davvero. E soprattutto non sai quanto e come avranno fat- to, si saranno scervellati e avranno creato gli altri, i tuoi avversari. Per questo, arrivando qui a Melbourne, quello che sentivi ripetere all’infinito da tutti i tecnici e gli ingegneri era: «Vedremo. Sono curioso di vedere». Ecco, adesso abbiamo visto che la Ferrari può vincere. E finalmente ha vinto. Con riflessi anche finanziari, considerato che in Borsa, a Milano, il titolo ha chiuso in rialzo del 2,87% a 68 euro in controtendenza rispetto al listino (-0,32).
PROGRESSI Naturalmente molte cose le si immaginavano, sulla base di dati e di voci, non sulla fantasia. I test a Montmelò suggerivano che la rossa fosse sulla strada giusta. Ugualmente c’era il ricordo dell’anno scorso, l’entusiasmo con cui si era arrivati a Melbourne, e la brutta sensazione con cui si era tornati a casa. Da qui tutta la cautela della Ferrari nell’inverno. Così è bello dire che le cose adesso sono completamente diverse. Anche allora, come ha sottolineato Fernando Alonso domenica, «la Ferrari avrebbe potuto vincere». Vettel era davanti, quando fu fermato dalla Safety Car (con bandiera rossa) e poi tradito dalla strategia della squadra, ma i presupposti erano diversi: in qualifica Seb aveva buscato 818 millesimi da Lewis Hamilton, e in gara con le supersoft era sembrato in affanno contro Nico Rosberg che montava le soft. Stavolta è successo che il distacco al sabato si è ridotto a 268 millesimi, e che in gara Vettel è rimasto ben attaccato a Lewis per dirgli: «Ehi, sono qui». E poi che, da metà gara in poi, a parità di gomme, Seb se n’è andato.
AERODINAMICA Tutto questo per dire che la SF70H sembra davvero nata bene. Con più potenza nella power unit e più ef-
ficacia aerodinamica. Che è la grande sfida del 2017, contro una Mercedes che allo scopo ha allungato il passo (inteso come interasse), e una Red Bull sempre in grado di avvalersi delle trovate di Adrian Newey. Aerodinamica che l’anno scorso era stata una dei problemi principali della Ferrari. E nel corso della stagione era sembrata sempre meno cucita sulle caratteristiche di Vettel. Lo era più su quelle di Kimi Raikkonen, in qualifica davanti al compagno in tutti gli ultimi 5 GP del 2016 e in 8 degli ultimi 10. Vettel ha invertito anche questa tendenza.
SCARPE GIUSTE Altro guaio della Ferrari 2015 era la finestra di temperatura per sfruttare al meglio le gomme. Ora
sarà il caso di aspettare piste « vere » come Shanghai o Bahrain. Ma non c’è dubbio che la simbiosi Ferrari-Pirelli sia uno dei dati più importanti usciti da Melbourne. Il lavoro con le mule cars nel 2015 («lì abbiamo cominciato a costruire questo successo», ha detto Vettel) sta dando i frutti.
DINAMICITA’ E siamo alle prospettive: «La velocità e la qualità degli sviluppi saranno la chiave per vincere il Mondiale», ha detto il d.t. Mattia Binotto. I test e il primo GP sono due indizi che il team voluto dal presidente Sergio Marchionne sembra avere la giusta dinamicità. Dopo l’uscita di James Allison, a metà 2016, gli scettici dicevano che ricostruire sarebbe stato difficile. Melbourne suggerisce che il difficile non è impossibile.