La Gazzetta dello Sport

Savio e Citracca inibiti per 3 mesi Reverberi assolto

- Valerio Piccioni ROMA

Colpo di scena nel processo d’appello per l’inchiesta «paga per correre». L’organo di secondo grado della giustizia sportiva della Federcicli­smo ha quasi del tutto riformato le decisioni prese dal Tribunale federale. I due team manager incolpati, Angelo Citracca (al tempo dei fatti alla Southeast, oggi WilierSell­e Italia) e Gianni Savio (Androni Giocattoli), sono stati inibiti per tre mesi. Mentre Marco Coledan, l’unico corridore a processo, è stato squalifica­to per 15 giorni e non potrà quindi partecipar­e domenica al Giro delle Fiandre. La sentenza è infatti immediatam­ente esecutiva. Confermata invece l’assoluzion­e per Bruno Reverberi, manager della Bardiani.

LA PROCURA La giustizia sportiva si era mossa dopo la pubblicazi­one di un’inchiesta giornalist­ica sul «Corriere della Sera». Il tema era quello dei meccanismi di ingaggio di alcuni corridori, messi in squadra per aver portato denaro attraverso uno sponsor e non per scelte tecniche. La Procura generale del Coni aveva avocato a sé l’inchiesta dopo una doppia archiviazi­one della Procura federale del cicli- smo. Proprio per questo, ieri trapelava negli uffici diretti dal generale Enrico Cataldi una soddisfazi­one per una sentenza che viene reputata un segnale di grande importanza per il suo carattere.

LE CONDANNE La vicenda che ha portato all’inibizione di Citracca riguarda il mancato passaggio al profession­ismo di Giorgio Brambilla, che ha riferito davanti ai giudici della proposta di ingaggio al procurator­e di quest’ultimo, Fabio Emilio Perego: in pratica, la richiesta di un importo in denaro a titolo di sponsorizz­azione. Per quanto riguarda Gianni Savio, è stato ritenuto responsabi­le per la stessa ragione nel caso di Patrik Facchini.

SAVIO Ed è stato proprio Gianni Savio il primo a reagire. Il manager, prendendo atto della sentenza si dice « sconcertat­o e allibito » da quelle che ritiene «assurde accuse». Savio nega qualsiasi richiesta al corridore e precisa che fu Facchini a dire che «il Consorzio Valli del Chiese sarebbe stato interessat­o a sostenere una sponsorizz­azione». Savio spiega poi di aver accettato l’ingaggio di Facchini «perché il corridore era in possesso delle qualità sportive per passare profession­ista, avendo vinto alcune corse di prestigio del calendario dilettanti». Il manager ha annunciato il ricorso, non appena lette le motivazion­i, al Collegio di garanzia del Coni.

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