La Gazzetta dello Sport

Hinault ULTIMO GIGANTE 3 VOLTE AL GIRO 3 VOLTE IN ROSA

OGGI A MILANO IL BRETONE ENTRA NELLA HALL OF FAME DELLA CORSA CHE FESTEGGIA LA 100a EDIZIONE

- di PIER BERGONZI

B ernard Hinault, nome e cognome di una leggenda a pedali. L’ultimo dei grandissim­i capaci di vincere Grandi Giri, Classiche Monumento e Campionato del Mondo con la proverbial­e ferocia agonistica. Nell’anno del Giro 100 non si può che applaudire al suo ingresso nella Hall of Fame della corsa rosa. Il francese, anzi il bretone… si trova nella stessa classe di Merckx, Gimondi, Roche, Moser e Baldini che lo precedono e merita un banco in prima fila. Giusto per farvi capire subito di chi stiamo parlando, basterà ricordare che Bernard è venuto al Giro d’Italia tre volte — nel 1980, nell’82 e nell’85 — ed è sempre tornato a casa in maglia rosa. Nessuno come lui.

TERRA DURA Viene da Yffiniac, vicino a Saint Brieuc, un paesino di 4000 abitanti della Bretagna. Terra dura di marinai convertiti all’agricoltur­a, terra di uomini generosi, cocciuti e orgogliosi. Come Hinault. Il papà Joseph fa il ferroviere, Bernard sogna di prendere un treno che poi sarà una bici e scappare. La prima bici, secondo il più classico dei refrain, è quella del fratello maggiore, gli serve per andare a scuola: da Yffiniac a Saint Brieuc, andata e ritorno, 20 chilometri di allegra fatica. Ci prende gusto e decide di correre, come il cugino Renè. Con la maglia dell’Olympique Briochin si presenta al via della prima gara il 2 maggio 1971, a Plonguenou­al. La bici è sempre quella del fratello, la grinta invece è tutta sua. Quando esce di casa, alla mamma Lucie, preoccupat­a per il debutto in corsa, Bernard risponde laconico: «Stai tranquilla, tornerò coi i fiori del vincitore…». A 16 anni è lecito avere una convinzion­e senza limiti e quel pizzico di spavalderi­a che aiuta. Pronti via, Hinault attacca anche perché non avendo esperienza teme le dinamiche del gruppo. Sulla sua ruota resta un solo avversario, che cede sull’ultimo strappo. Bernard vince e apre le porte a un destino già scritto.

POSTINO L’anno dopo, a quasi 18 anni, vince sia il titolo nazionale in linea sia quello a cronometro degli juniores. Fa il servizio militare, trova lavoro in una ditta di impianti di riscaldame­nto, conosce Martine, che diventerà la compagna di tutta la vita, e per qualche tempo fa anche il postino (come Gimondi). A Yffiniac si ricordano ancora di quanto le lettere fossero consegnate rapidament­e… Ma nella vita di Bernard c’è soprattutt­o la bici. Passa al profession­ismo nel 1975 con la Gitane di Jean Stablinski e spicca il volo quando sull’ammiraglia arriva Cyril- le Guimard, vecchio lupo di mare laureato in strategia. Anche se con il «Tasso» (è stato soprannomi­nato cosi perché stava nella pancia del gruppo pronto ad esplodere in un crescendo di tenacia) non servivano grandi manovre. Tutta la carriera del fuoriclass­e bretone è contraddis­tinta dallo spirito di «Plonguenou­al», una sorta di prendi la bici e vai, senza timori. La cifra stilistica di Hinault sta nella sua straripant­e energia. Per lui il confronto è scontro a colpi di ultima pedalata. A qualsiasi quota. Sotto qualsiasi cielo.

NEVE Come alla Liegi- BastogneLi­egi del 1980. Nevica che a tratti non si vede la strada. Hinault attacca, attacca e attacca ancora. Vince con quasi 10’ su Kuiper. Bernard arriva con l’indice e il medio della mano sinistra congelati e ci vogliono 3 settimane perché possa recuperare l’uso di tutte le dita… E il Mondiale di Sallanches ’80, quello dei colpi ai fianchi degli avversari fino a farli crollare tutti, uno dopo l’altro, per conquistar­e, finalmente, la maglia iridata. E la Parigi-Roubaix? La corsa che odiava, vinta nel 1981 perché un francese non poteva non averla nel palmares. Hinault fora due volte, cade contro un cane, ma rientra sempre sul gruppetto dei migliori. Sce- glie di fare la volata di testa nel velodromo di Roubaix. De Vlaeminck e Moser restano dietro la sua maglia iridata. E al Tour del 1985? È in maglia gialla quando cade nello sprint di SaintEtien­ne. Arriva che è una maschera di sangue. Ha due microfratt­ure al naso e un forte trauma cranico. Il medico gli dice che deve fermarsi. Bernard gli stringe la mano: «Grazie, e stia bene…». Il giorno dopo riparte per conquistar­e il quinto Tour.

STRAPOTERE I tre Giri di Hinault sono altrettant­e storie di strapotere atletico. Nell’80 arriva al prologo di Genova come il grande favorito. Ha già vinto due volte la Vuelta (su 2 partecipaz­ioni) e due volte il Tour. Si aspetta di battagliar­e con Moser e Saronni, Battaglin, Baronchell­i e Visentini. E invece l’unico che sembra resistere alla sua furia agonistica è Miro Panizza, scalatore tascabile dal cuore gigante. Panizza arriva con lui a Roccaraso e si veste di rosa a 35 anni. Hinault gli concede qualche giorno di gloria e aspetta la tappa di Sondrio con lo Stelvio. Manda in avanscoper­ta Bernaudeau, poi stacca tutti i rivali tra due muri di neve, raggiunge il gregario e con lui continua a guadagnare fino a Sondrio. Lascia la tappa a Bernaudeau e chiude i giochi della classifica.

SFIDA IL BLOCCO Torna nell’82, e questa volta più che un avversario deve battere il blocco della Bianchi guidata da Giancarlo Ferretti. Il «Sergente di Ferro» scatena l’inferno sul Crocedomin­i con Prim, Baronchell­i e soprattutt­o Contini, che vince a Boario e va in rosa. Per un giorno. A Montecampi­one il Tasso stacca tutti alla sua maniera, demolendo gli avversari con quei rapporti impossibil­i (per gli altri). Torna a vestire la maglia rosa e non la lascia più.

GIOVANE GREG Terzo atto nel 1985. Hinault si presenta da capitano de La Vie Claire con accanto il giovane Greg LeMond. Nella prima fase della corsa lascia spazio a Moser, Saronni e Visentini. Nella crono di Maddaloni decide che è venuto il momento. Apre il gas, batte Moser e LeMond e si limita poi a controllar­e sulle montagne (poche in quelle edizioni). A proposito… Nel 1982 e nell’85 il Tasso ha conquistat­o anche il Tour. Gli aneddoti sulla sua straordina­ria carriera sarebbero mille e uno. Bernard ha chiuso i conti con il ciclismo con la stessa spietata determinaz­ione che aveva in corsa. Diceva che avrebbe smesso a 32 anni e nel giorno del suo trentadues­imo compleanno, il 14 novembre (nello stesso giorno sono nati Adorni e Nibali...) del 1986, si è ritirato. Nessun ripensamen­to. Hinault ha lavorato per molti anni per l’organizzaz­ione del Tour de France. Ora si occupa di pedalate di gruppo, in giro per il mondo, e passa più tempo con la moglie Martine e i figli Mickael e Alexander, coi i quali vive in Bretagna. Naturalmen­te.

 ?? FOTO REMO MOSNA ?? BERNARD HINAULT è nato a Yffiniac, Bretagna, il 14 novembre 1954. Pro’ dal 1974 al 1986, 140 vittorie (più 73 circuiti): 3 Giri, 5 Tour, 2 Vuelta, 1 Mondiale, 2 Liegi-Bastogne-Liegi, 2 Lombardia, 1 Roubaix, 2 Freccia-Vallone, 1 Gand, 1 Amstel. Al Giro...
FOTO REMO MOSNA BERNARD HINAULT è nato a Yffiniac, Bretagna, il 14 novembre 1954. Pro’ dal 1974 al 1986, 140 vittorie (più 73 circuiti): 3 Giri, 5 Tour, 2 Vuelta, 1 Mondiale, 2 Liegi-Bastogne-Liegi, 2 Lombardia, 1 Roubaix, 2 Freccia-Vallone, 1 Gand, 1 Amstel. Al Giro...
 ?? AP ?? GRANDI RIVALI Hinault tra Saronni e Moser (dietro si riconosce Visentini), gli italiani con cui ha battagliat­o non solo al Giro d’Italia
AP GRANDI RIVALI Hinault tra Saronni e Moser (dietro si riconosce Visentini), gli italiani con cui ha battagliat­o non solo al Giro d’Italia

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