Orgoglio Fiamingo «Si può vincere anche restando in Sicilia»
«Mi dicevano, devi andare via per diventare forte. Il mio maestro, il mare, l’Università: così ce l’ho fatta»
HO DIMOSTRATO CHE ESSERE PICCOLE NON È UN PROBLEMA ROSSELLA FIAMINGO SPADISTA AZZURRA L’OBIETTIVO DELLA STAGIONE? IL TERZO ORO DI FILA AI MONDIALI ROSSELLA FIAMINGO SPADISTA AZZURRA
Due ori ai Mondiali, un argento all’Olimpiade, 5 anni di digiuno in Coppa.Poi nel Grand Prix di Budapest, Rossella Fiamingo ha fatto la pace con una competizione che non l’aveva più vista vincere dopo l’unico precedente, a Rio nel 2012. « Mondiali e Olimpiadi sono gare che mi spronano di più, in Coppa facevo fatica ad avere la stessa grinta — spiega la spadista azzurra —, stavolta ho cominciato la stagione con un’altra testa. Volevo almeno salire sul podio in un Grand Prix, a Budapest ho vinto. E’ stata la gara perfetta».
Che cosa la frenava?
«Soffro tantissimo, soprattutto in Coppa. Le nostre gare sono lunghissime, dalle 9 di mattina alle 9 di sera. Devi concentrarti, poi distrarti un po’, poi riconcentrarti. Io faccio fatica. E anche se sembro impassibile, non è così. Aiuta, le avversarie pensano che niente mi possa spaventare, in realtà già dalla mattina sento dolori dappertutto».
Dei tanti siciliani della scherma all’ultima Olimpiade, lei è l’unica rimasta a casa, gli altri sono tutti emigrati. Come ha fatto?
«Io ho un carattere particolare, già da under 20 mi dicevano che se non fossi andata via non avrei potuto sfondare. Dicevano anche che ero troppo piccola, in un’arma di atlete medio alte. Io sapevo che non era vero. Ho dimostrato che se sei decisa, non devi seguire gli altri. E che rimanendo in Sicilia si può vincere».
Quali sono i suoi punti fermi?
«Io mi sono sempre allenata a Sant’Agata Li Battiati (a Catania), col mio maestro, Gianni Sperlinga. Siamo cresciuti insieme. E poi la mia terra è unica, ci sto bene, riesco a conciliare lo studio con lo sport. E c’è il mare, senza non potrei vivere, dopo Kazan mi sono regalata una casa a Santa Tecla, ci sto dalla primavera a dicembre. Lì ti rilassi, ti distrai».
Come va con gli studi?
«Sono al terzo anno di Dietistica, a Catania. Sono in ritardo di un anno, la stagione scorsa mi sono dedicata completamente all’Olimpiade. Fra due settimane ho l’esame di inglese, in una sessione straordinaria. Dopo l’oro di Kazan ho parlato con il rettore, mi ha ascoltato e a Catania c’è lo status di studente atleta che viene incontro alle nostre esigenze. La possiamo chiamare “Legge Fiamingo” (ride). E’ nata da me, ma vale per tutti gli atleti a livello nazionale».
Sempre appassionata di shopping?
«Ci sguazzo... Ho il vizio di non guardare quanto spendo con la carta di credito. Per fortuna quando sono impegnata con lo studio ho meno tempo».
Quanto è cambiata dalla prima vittoria in Coppa di 5 anni fa?
«Ero veramente piccola. Ora ho l’esperienza, so come mi devo comportare nelle diverse situazioni».
Ed è tornata con il fidanzato di allora, Luca Dotto.
«Ormai è quasi un anno che siamo tornati insieme. Stiamo benissimo. Non è la solita minestra riscaldata, è un nuovo amore. Siamo tutti e due più grandi. Vederci poco è la cosa che mi pesa di più».
Dopo la medaglia di Rio non si è presa pause, niente tentazioni di reality o altre proposte in tv?
«E’ il momento di forma più alto della mia carriera, queste cose per ora posso lasciarle perdere. Potevo farlo, però quello che provo in pedana è un’emozione mia, speciale. Dopo Rio siamo andati in vacanza con Luca alle Bahamas, io non riuscivo a stare sdraiata in spiaggia, lo portavo a correre. E ho ricominciato ad allenarmi a settembre».
Ha più sognato la finale?
«Tante volte, il risultato è stato ottimo, ma se penso che ho perso l’oro con la Szasz ancora ci sto male. Quell’argento è stato un trampolino, per la popolarità è stata come se avessi vinto».
Obiettivi della stagione?
«Nessuno è mai riuscito a vincere tre ori di fila ai Mondiali, sarebbe pazzesco farcela. So che è difficile, ma non impossibile. E poi mi piacerebbe fare bene il Mondiale a squadre, aver fallito la qualificazione a Rio con la squadra è stata la sconfitta più grande della mia carriera. E se viene un altro podio in Coppa, meglio».
Ogni tanto si confronta con le altre grandi della storia della scherma italiana?
«Sì, nel mio album delle figurine mancano gli Europei. Poi mi confronto con le nostre Trillini e Vezzali. Guardo cosa facevano alla mia età, vedere che in questo momento sono in linea con loro mi esalta. E ho ancora tanti anni davanti».