Padre disperato uccide i figli e si toglie la vita Che cosa ci insegnano questi drammi familiari?
1Tragedia a Trento: i corpi dei bimbi trovati in casa dalla madre L’uomo si è poi buttato da un dirupo. Aveva problemi economici
Gabriele Sorrentino, di 44 anni, è l’uomo che ieri ha ucciso i suoi due bambini di due e quattro anni. Poi s’è tolto la vita buttandosi da un dirupo e andandosi a schiantare dopo un volo di cento metri.
1 In che parte d’Italia siamo?
A Trento. Qui, a ridosso del centro, è stato costruito un quartiere per ricchi, tutto vetri e verde. Si chiama Le Albere, lo ha progettato Renzo Piano. «Il luogo ideale dove vivere», «viali pedonali alberati e portici serviti da 9.000 metri quadrati di nuove boutique » , « il profumo delle piante trentine che si mescola con il respiro internazionale dei poli culturali», il Centro Congressi, il Museo della Scienza (avveniristico), «una vita più luminosa...». Sorrentino ci abitava da pochi mesi, aveva i suoceri a un passo, la moglie Sara Failla fa la veterinaria, lui adesso fa il consulente finanziario, in passato è stato carabiniere e pilota di elicotteri. Come sempre in questi casi i vicini sbigottiti parlano di un uomo estremamente gentile, «una famiglia da Mulino Bianco».
2 Che cosa è successo?
La famiglia Sorrentino - marito, moglie e tre figli - aveva in animo di comprare l’appartamento in cui vivevano e ieri era il giorno del rogito dal notaio. A firmare questi atti, che segnano di solito un momento di felicità e di entusiasmo nella vita della coppia, si va generalmente in due. Ma ieri è invece andata dal notaio la sola Sara, lasciando a casa il marito e spiegando poi al notaio che Gabriele si sarebbe fatto vedere per le firme più tardi. Ma quando è tornata in via della Costituzione 17, ed è salita all’ultimo piano, e ha aperto la porta è stata accolta da un silenzio assoluto. Il marito non c’era e i due bambini erano morti. Gli inquirenti nella conferenza stampa del pomeriggio non ci hanno fornito particolari se non questo: che i piccoli erano stati uccisi con un corpo contundente, l’assassino li aveva colpiti più e più volte, con un accanimento feroce. Il corpo contundente potrebbe essere un martello. La terza figlia s’è salvata perché non era in casa: la scuola l’aveva portata in gita.
3 S’è capito subito che era stato il padre?
Gli inquirenti hanno immaginato subito la verità, mentre la madre piangente raccontava a quegli estranei la loro vita. Un elicottero s’è alzato in volo e ha visto il Suv Volvo, che Sorrentino aveva appena acquistato, nel parcheggio dell’hotel Panorama, località Sardagna, poco fuori dalla città e oggi abbandonato. Un hotel effettivamente panoramico, posto in cima a un dirupo, con un belvedere per godersi il paesaggio. In fondo, dall’elicottero, hanno visto il corpo. Sor- rentino, dopo aver ammazzato i bambini, era corso qui, aveva posteggiato l’auto (nelle foto si vedono bene i due seggiolini dei piccoli figli sui sedili di dietro), aveva scavalcato la ringhiera e s’era lasciato andare.
4 Ha lasciato scritto qualcosa?
Non ha lasciato scritto niente. Gli inquirenti, in conferenza stampa, hanno parlato di problemi economici. La casa è lussuosa, forse il capofamiglia non poteva permettersela. È strano il fatto che lei sia andata dal notaio a firmare il rogito senza di lui. E che proprio mentre si compiva quell’atto, Gabriele abbia fatto quello che ha fatto. La parola «follia» («momento di follia») risolve sempre tutto e ci mette l’animo in pace.
5 Che cosa ci insegnano i precedenti?
Ad ammazzare i figli sono più spesso le madri, vittime di quella che viene chiamata «sindrome di Medea». Ma ci sono anche casi di padri che ammazzano i figli, spesso per questioni economiche, qualche volta anche in odio alle mogli. Gli ultimi casi riguardano un uomo di Altamura ( Bari), Giuseppe Di Fonzo, 29 anni, che lo scorso novembre soffocò in culla la neonata Emanuela, di tre mesi. Pietro Spina, di 54 anni, che, sempre a novembre, s’è avvicinato al figlio autistico di 22 anni che stava dormendo e gli ha stretto una corda al collo premendogli poi un cuscino sulla faccia. Pochi giorni prima, a Cornigliano (Genova), il poliziotto Mario Agrosì ha ammazzato la moglie e le due figlie di 14 e 10 anni sparandogli in testa. Poi s’è tolto la vita. Scrisse all’epoca il Corriere della Sera: «Un uomo schiacciato dalla vita, dalle preoccupazioni economiche, dall’affanno per raggiungere obiettivi di benessere e tranquillità sempre più lontani, tanto che si era messo a giocare. Sperava di trovare nel colpo di fortuna la risposta alle sue difficoltà. Era diventato un giocatore compulsivo». Un anno fa, a Vaiano frazione di 250 abitanti di Castiglione del Lago (Perugia), Mauro Palmerini, informatore farmaceutico di 58 anni, ha ucciso i figli Hubert e Giulia (13 e 8 anni) tagliandogli la gola. La bambina fu sorpresa alle spalle, mentre stava guardando i cartoni. L’uomo poi si tolse la vita. Anche in questo caso c’è una storia di debiti e di equilibrio economico apparentemente impossibile da raggiungere.