La Gazzetta dello Sport

Messi, stangata Fifa Il Mondiale è a rischio

Insulti a un assistente: prova tv per Leo. È squalifica­to per 4 delle altre 5 gare del girone. Niente Bolivia, l’Argentina k.o.: 2-0

- Martin Mazur BUENOS AIRES

Quattro giornate di squalifica. Costano carissimi a Leo Messi gli insulti rivolti al guardaline­e Dewson Silva durante Argentina-Cile, vinta dalla nazionale di Bauza proprio con un rigore della Pulce. La Fifa ha deciso la linea dura applicando la prova Tv in un caso inedito: non un fallo sfuggito all’occhio del direttore di gara, non una violazione regolament­are legata allo svolgiment­o della gara, ma il linguaggio offensivo nei riguardi di un componente della terna arbitrale.

ARGENTINA SOTTO SHOCK La bomba è arrivata in Argentina in un momento di estrema debolezza da parte della Federazion­e del paese sudamerica­no. Quello che oggi diventerà presidente dell’Afa, Chiqui Tapia, ieri prima della sentenza twittava una foto dal suo parrucchie­re. Armando Perez, il presidente del Comité di Normalizza­zione, pensava già al suo futuro con il Belgrano: «Spero che mi diano un lavoro lì», dichiarava in Tv. E Jorge Miadosqui, il team manager della Nazionale, assicurava con ottimismo dalla Bolivia: «Abbiamo tutto molto chiaro, al limite potrebbe arrivare una sanzione economica, ma non di più».

STANGATA Previsione totalmente sbagliata, al punto che la multa di 10 mila franchi svizzeri (poco più di 9 mila euro) è l’ultima delle preoccupaz­ioni per la Selección. Messi, senza il quale l’Argentina ha conquistat­o una vittoria, 4 pareggi e 3 sconfitte compreso quella in Bolivia, ha saltato la gara di ieri contro la Bolivia e non ci sarà neppure contro l’Uruguay, il Venezuela e il Perù.

LE PROTESTE Dopo la sentenza in Argentina è esplosa la protesta. E, con lei, la dietrologi­a. La decisione inedita e il fatto che né l’arbitro nel suo referto né i due assistenti avessero riferito gli insulti, ha dato la stura alle interpreta­zioni complottis­tiche. C’è chi dietro la sentenza vede la mano del Cile, avversario diretto nella classifica; c’è chi pensa a una vendetta della Fifa nei confronti della Pulce, che non ha assistito alla gala dei premi «The Best». La situazione viene addirittur­a paragonata al doping di Maradona al Mondiale 94: «Hanno tagliato le gambe a Messi e alla Selección», ha commentato Miadosqui, la stessa frase usata da Maradona dopo la positività contro la Nigeria nel 1994. «Messi ha sbagliato, non c’è dubbio, ma sembra che la Fifa abbia preso questa decisione senza riflettere. Non si può contestare la sanzione, sì la quantità di partite. Di- rei che è un modo di stabilire il suo potere. Se fosse stato un giocatore meno noto, questo non sarebbe stato nemmeno un caso», ha detto l’ex c.t. argentino Cesar Luis Menotti. «Non conosco un solo giocatore che non abbia urlato un insulto durante una partita: è una sanzione politica», si lamentava Armando Perez. Secondo questa interpreta­zione la decisione sarebbe un segnale della nuova linea di Gianni Infantino: i comportame­nti scorretti da oggi verranno tutti sanzionati, e partire con Messi dimostra che nessuno può ritenersi intoccabil­e. E lui? Messi, descritto «devastato» dalla squalifica, ha deciso di restare con la squadra a La Paz, un modo per zittire chi, tra i suoi critici, sosteneva che la squalifica fosse stata cercata per evitare la scomoda trasferta boliviana a 3600 metri d’altitudine.

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AFP Leo Messi litiga con il guardaline­e Marcelo Vangasse alla fine della partita dell’Argentina con il Cile

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