Montella vuole Pellegrini Il Milan del futuro segue anche Berardi e Keita
Domenica mattina, la nostra «Regionale» Under 16, la Cavalesto, si appresta ad affrontare la partita con i pari età del Rugby Sparvieri Todi-Orvieto. Durante il viaggio il pullman rimane in panne a circa 40 minuti da Orvieto. Doveroso dire che i nostri con questa partita si giocano titolo e ambizioni di un campionato regionale fino ad allora andato al meglio delle aspettative. Già salgono l’ansia e la preoccupazione di passare una domenica per strada e non sull’adorato rettangolo di gioco, quando un gruppo di genitori di Orvieto non ci pensa un attimo e parte con le proprie macchine per portare atleti, allenatore e accompagnatore al più presto sul campo(100 km tra andata e ritorno). «I nostri figli ci tenevano a giocare con voi», questo è il pensiero di uno tra i genitori arrivati in soccorso, dimostrando che rivalità e confronto in campo per un rugbista sono solidarietà e amicizia fuori. La partita viene regolarmente disputata e 39 atleti hanno potuto fare esattamente ciò che avrebbero desiderato fare quel giorno: giocare. Teniamo presente che noi, Cavalesto, siamo imbattuti in testa alla classifica, mentre gli Sparvieri penultimi: una nota di merito in più per quei genitori-autisti, che da oggi, insieme a tutta la società e agli atleti della Sparvieri Todi-Orvieto, sono nostri fratelli di rugby. Fabio Mi sentivo in credito con i lettori per aver dovuto ospitare la scorsa settimana una lettera bella ma avvilente su un genitore fuori di testa a una partita giovanile di calcio, quello che faceva vergognare il figlio e tutti gli altri minigiocatori. Lo sport vero è in questa domenica rugbistica, anche meglio del Sei Nazioni, se permettete. Mi permetto di allegarle una tabella riguardante le medie scolastiche di 45 ragazzi che praticano in forma agonistica lo sci di fondo e fanno parte di un progetto, denominato «Sci-voliamo», del Comitato Appennino Emiliano che li segue per tutto l’anno. Questi giovani, studenti delle medie inferiori e superiori, si allenano per 11 mesi all’anno e partecipano a sedute di test e a raduni estivi e invernali. Gareggiano durante l’inverno totalizzando tante assenze a scuola. Tuttavia sanno organizzarsi e ottengono il profitto che vedete. Fra di loro ci sono un campione italiano Ragazzi, una leader di Coppa Italia Under 16 e alcuni classificati fra i primi venti in graduatoria nazionale. Questo è solo un piccolo contributo , ma lo ritengo comunque indicativo del fatto che lo sport può benissimo conciliarsi con lo studio. Anzi, può incrementarne il rendimento. Esistono studi scientifici che dimostrano come l’allenamento stimola la produzione di mediatori chimici a livello cerebrale. Confido in un suo aiuto nel tentare di convincere quei molti insegnanti e capi di Istituto che boicottano letteralmente gli studenti che praticano sport agonistico.
Enrico Quadri Per completare l’informazione, leggo nella tabella che sei studenti hanno una media voto fra il 6 e il 7, sedici fra il 7 e l’8, quattordici fra l’8 e il 9, nove fra il 9 e il 10. Questo argomento è un piccolo cavallo di battaglia per Porto Franco e suscita reazioni a catena. L’esempio che porta è illuminante: quando i campioncini sono aiutati il giusto, il loro rendimento scolastico s’impenna. Chimica a parte, chi s’impegna nello sport conosce prima dei coetanei il valore del lavoro quotidiano e della meritocrazia, in tutti gli ambiti di vita. Questi ragazzi, e tutti quelli nelle loro condizioni in Italia, devono essere vissuti come modelli positivi per gli istituti scolastici. Un vero e proprio orgoglio di scuola. Svilirli è un delitto di sottocultura.