La Gazzetta dello Sport

Rossi e la riscossa ispirata dalle parole di Papa Francesco

Il messaggio della moglie dalla messa di Monza ha dato la carica a Galbusera: «Il distacco dei test è scomparso»

- Paolo Ianieri

SABATO MI AVEVA SCRITTO: CREDERE NELLA POSSIBILIT­À DELL’IMPOSSIBIL­E C’ERANO DUBBI SULLA TENUTA DELLE GOMME, VALE GUIDAVA SULLE UOVA TORNATI ALLA NORMALITÀ. IN ARGENTINA E A AUSTIN ANDRÀ MEGLIO SILVANO GALBUSERA CAPOTECNIC­O DI ROSSI

Ad aiutarlo moralmente, dopo un inverno decisament­e più complicato del preventiva­bile, ci aveva pensato anche sua moglie Giusy, che sabato era tra la folla andata a salutare Papa Francesco durante la celebrazio­ne della messa a Monza: «Credere nella possibilit­à dell’impossibil­e», gli aveva scritto in un messaggio whatsapp riportando le parole del Pontefice. Lui, Silvano Galbusera, il capotecnic­o di Valentino Rossi, lo ha fatto. E, come lui, tutta la squadra, a cominciare da Valentino, splendido protagonis­ta di una gara tutta di rincorsa che lo ha portato a conquistar­e il 222° podio della carriera. Ottimo prodromo per una stagione che, lo dicono le cifre della sua storia prima di tutto, lo vedrà ancora tra i protagonis­ti per la rincorsa al Mondiale. «Intanto ho iniziato meglio dell’anno scorso», ricorda Rossi, quando fu 4o in scia alla Honda di Marquez, battuto proprio all’ultima curva da Andrea Dovizioso. Sul gradino più alto del podio salì invece Jorge Lorenzo, che quest’anno ha lasciato in eredità la M1 a un Maverick Viñales partito subito fortissimo.

INCUBO ZARCO Proprio il grande inverno dello spagnolo, che per la facilità con la quale si è adattato sembrava avesse corso da sempre con la Yamaha, aveva messo un po’ nell’angolo Valentino, mai veramente a suo agio con la versione 2017 della M1, tanto che, a un certo punto dei test c’è stata persino l’idea di tornare al telaio 2016, quello con il quale Johann Zarco e Jonas Folger, ottimi debuttanti tra le fila del team Tech3, hanno impression­ato. «Mi aspettavo che Zarco andasse forte, ma non così. È stato il mio incubo nei test. Ma se Maverick va veloce con quella moto, allora vuol dire che posso andarci anche io», le parole di Rossi. Che pure, a lungo, prova e riprova, cambia e stravolgi, non sembrava in grado di trovare la giusta strada. «Se vado troppo veloce nelle prove, poi finire al terzo posto è una brutta cosa», ci ha scherzato su nel dopo corsa di Losail. Quando ormai la tensione di un debutto vissuto tra mille incertezze era alle spalle.

RETROMARCI­A Tensione sua, visto che è lui alla fine a metterci la faccia, pronto a essere bersagliat­o dalle critiche di chi non riuscirà mai a rendersi conto di cosa significhi, a 38 anni e una vita di gare alle spalle, essere ancora in grado di competere al massimo livello. Ma anche di tutta la sua squadra, che in questi due mesi di test ha provato a ribaltare la moto come un calzino affinché Valentino riuscisse a ritrovare il feeling perduto. E anche quando si è trattato di fare sul serio, nessuno aveva certezze su cosa sarebbe potuto accadere, visto che anche il warm-up non aveva dato i frutti sperati. Anzi. «Infatti, per la gara abbiamo fatto le cose al contrario rispetto al warm-up — chiarisce Galbusera —. Non siamo partiti al buio, perché sapevamo che saremmo andati meglio, però non sapevamo di quanto. Fino alla fine eravamo nervosi, perché speravamo che le gomme tenessero. L’anteriore per Vale è troppo morbida e si muoveva tanto, soprattutt­o nel finale ha dovuto guidare con attenzione, come se fosse stato sulle uova».

GOMME Il terzo posto, comunque, non deve far pensare che all’improvviso tutti i problemi siano risolti. «Stiamo andando meglio, iniziamo a capire di più che cosa fare, solo che per il momento la Michelin non ci segue. Però in Argentina, dove dovrebbero portare una gomma più rigida, mi aspetto che le cose vadano meglio. E anche ad Austin. Sono molto curioso di vedere che cosa accadrà nelle prossime gare».

NORMALITÀ Il lavoro comunque non manca, avendo soprattutt­o come riferiment­o quello che sta facendo nell’altro lato del box Viñales. Ma è chiaro che, per quanto forte sia andato da subito il nuovo compagno, non era possibile pensare che quei distacchi importanti subìti sia durante i test invernali, sia durante le prove libere del Qatar, fossero la normalità, che in pochi mesi Rossi fosse diventato la pallida controfigu­ra di se stesso. Il GP di Losail ha ribadito quello che tutti sanno, ovvero che Valentino è un vero animale da gara e il suo valore va valutato solo nel momento in cui ci si gioca il podio. «Inutile nasconderl­o, alla vigilia eravamo preoccupat­i — conclude Galbusera —. E, invece, esco rinfrancat­o da questa prima gara: tutto quel distacco nei test non c’è più. Alla fine ci mancava più o meno un decimo, non un secondo. Questa, per noi, è la situazione normale, non quella vissuta sino a pochi giorni fa».

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LAPRESSE Valentino Rossi, 38 anni sulla Yamaha M1

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