Le più belle del reame nate dalla stessa sfida Azzardo? No, progetto
1Atalanta- Juve: faccia a faccia fra squadre che sono decollate grazie ad una «rivoluzione» dei tecnici. E a una sfida condivisa con i giocatori
Non c’è specchio che possa dire se sia più bella una Dea o una Signora, ma non è neanche così importante: ci sono canoni totalmente soggettivi e comunque a inizio stagione nessuno si sarebbe sognato di fare confronti fra Atalanta e Juventus, dunque non è il caso neanche oggi. Paralleli sì, però. E non si parla di bellezza tout court: bisognerebbe tirarci dentro anche il Napoli, e un po’ pure la Roma. E’ la bellezza di un progetto che nasce forse anche pretenzioso e diventa vincente: la fotografia esatta della novità che si fa regola (l’Atalanta) e della regola (le vittorie della Juve) che si fa novità, «usando» l’Italia come laboratorio per perfezionare un’identità più europea.
SPOT E’ partendo da questo presupposto che Atalanta e Juventus, ognuna con i suoi mezzi profondamente diversi, sono le vincitrici di questo campionato: già a fine aprile, quando mancano cinque partite e la prima, stasera, promette di essere uno dei rari spot che il nostro calcio riesce a pubblicizzare. Se è mai possibile questo genere di calcolo, conta più per l’Atalanta: con un colpo arriverebbe allo scontro diretto in chiave europea con il Milan addirittura senza obblighi di non sbagliare. Ma non si è (quasi) mai vista una Juve che gioca una partita con la testa a un’altra (quella con il Monaco). E non si è mai sentito un allenatore, di sicuro non Allegri, non considerare una partita «vera» il modo migliore per tenere alto il livello di condizione e per avvicinarsi a una sfida ad alto contenuto adrenalinico. SCUDETTI L’analogia sta anche qui: può avvicinare Atalanta e Juve ai rispettivi scudetti. L’Europa League per Gasp, il terzo personale consecutivo per Allegri. Sesto per la squadra, che sentendoselo in tasca si avvicinerebbe più leggera alle due finali (una ancora eventuale) che possono darle il triplete. Ma il vero, grande parallelo che tiene vicini i binari di Atalanta e Juve sta nella genesi di questa loro stagione: sta nel perché sono nate la nuova Atalanta e la nuova Juve e nel «come» hanno messo la freccia a un certo punto del cammino. A volte nascono nuove consapevolezze pure cambiando look: Gasperini e poi Allegri lo hanno fatto. Una specie di rivoluzione che è stata anche un az- zardo, ma non è sempre vero che chi lascia la strada vecchia per la nuova sa cosa lascia eccetera eccetera. Come disse il tecnico bianconero dopo la partita-svolta, «arriva un momento in cui serve spaccare la stagione in due».
ERETICO A CHI? Gasperini lo fece all’inizio di ottobre, Atalanta-Napoli 1-0: titolari Caldara, Conti e Gagliardini, ad aggiungersi a Petagna che lo era stato per la prima volta la gara precedente. «Un’eresia» che non fece dormire la notte prima il presidente Percassi: aveva visto l’ultimo allenamento e scambiato quella formazione per il classico «casacche mescolate» della vigilia. Gasp non lo tranquillizzò, l’utopia si fece progetto e un mese dopo prese definitivamente corpo: nacque la coppia centrale Gagliardini-Kessie, anche Spinazzola diventò titolare. A parte il centrocampista migrato alla Pinetina, la carrozzeria dell’Atalanta da allora è immutata, almeno finora. E non è per niente ammaccata.
NON SOLO EMERGENZA La svolta di Allegri si colloca quasi quattro mesi dopo, JuventusLazio. Mettere quattro giocatori offensivi, Pjanic compreso, alle spalle di Higuain fu per emergenza, ma sarebbe sbagliato collegare l’idea alla precedente sconfitta con la Fiorentina e limitativo ridurla a una scelta anti emergenza (mancavano centrocampisti centrali). Certe scintille hanno sempre bisogno di un fuoco già acceso: quello di Allegri per il calcio di qualità — fin da quando rimpiangeva un 4-3-1-2 orfano del trequartista che non aveva — era qualcosa di più di semplici bagliori che covavano sotto la cenere. A ognuno la sua sfida. Quella di Max: «Volete giocare tutti? Fate tutti un po’ di sacrificio». Quella del Gasp: «Ci danno dei matti? Andiamo in Europa e facciamo vedere che sono matti loro». E’ così che stasera Dea e Signora si sfidano di fronte allo stesso specchio: quello dove può guardarsi chi in fondo ha già vinto.