QUANDO IL TESTIMONIAL E’ PARALIMPICO
C’è una realtà italiana che è eccellenza nel mondo. Si ispira a uno dei medici più importanti che l’Italia abbia avuto. Faceva dello stile di vita una maniera per non incontrare la malattia. In questo era vicino allo sport e agli atleti. La scelta fatta da chi lo ha seguito, in una giornata importante e particolare, non deve quindi sorprendere. Ma fa riflettere. Si è puntato su un grande campione. Facile. Ma che viene dal mondo paralimpico. Un altro segno del cambiamento di percezione avvenuto in questo anni.
E’ stato davvero un giorno importante non solo per la Fondazione Veronesi, ma per tutta la ricerca in Italia. Voluta da Umberto Veronesi (a proposito, è tempo di 5xmille: sul sito della Fondazione tutte le informazioni), dal 2003 sostiene ricercatori (1191 in 14 anni) e progetti (oltre 100). «La scienza è lo strumento più potente per migliorare la nostra società e la qualità della vita delle persone»: una delle frasi che Umberto Veronesi ci ha lasciato. Per la prima volta la consegna dei Grant, finanziamenti della Fondazione, a medici e ricercatori è avvenuta senza di lui. Che era lì, però. Nella testa di ognuno dei partecipanti. E a ricordarlo per tutti, il figlio Paolo, oggi presidente dell’ente. C’erano scienziati come Pier Giuseppe Pellicci, direttore di Ricerca dello Ieo, Alberto Mantovani, responsabile scientifico dell’Istituto clinico Humanitas, e Pietro Bartolo, che da anni salva i migranti nel poliambulatorio di Lampedusa. In mezzo a loro ecco uno dei grandi campioni paralimpici: Vittorio Podestà, paraciclista, compagno e mentore di Alex Zanardi in Nazionale, oro a Londra e a Rio de Janeiro. E’ stato scelto come motivatore per le decine di ricercatori, non solo italiani, che grazie anche alla Fondazione Veronesi cambieranno il mondo. I numeri sono davvero importanti: 194 medici e ricercatori sostenuti nel 2017, oltre a 4 progetti.
Vittorio è di quelli che sanno farsi ascoltare. A 29 anni un incidente e la paraplegia. Dice: «Uno sportivo è un grande sognatore. Ero ingegnere e mi sono ritrovato atleta professionista. In una età in cui spesso si smette. Noi paralimpici stiamo dimostrando, ancora più di atleti normodotati, che lo stile di vita e lo sport ci fanno invecchiare meno e meglio. A 40 o 50 anni spesso si migliorano le prestazioni». Lo stile di vita: ancora un richiamo a Veronesi. Per capire meglio la scelta di Vittorio a parlare con giovani scienziati ci sono le parole di Mantovani: «Non bisogna aver paura di sognare e nuotare controcorrente». Quello che ogni giorno, in ogni allenamento, in ogni gara, mostrano gli atleti paralimpici.