La Gazzetta dello Sport

QUANDO IL TESTIMONIA­L E’ PARALIMPIC­O

- di CLAUDIO ARRIGONI ONI email: claudioarr­igoni@yahoo.oo.it twitter: @claudioarr­igoni

C’è una realtà italiana che è eccellenza nel mondo. Si ispira a uno dei medici più importanti che l’Italia abbia avuto. Faceva dello stile di vita una maniera per non incontrare la malattia. In questo era vicino allo sport e agli atleti. La scelta fatta da chi lo ha seguito, in una giornata importante e particolar­e, non deve quindi sorprender­e. Ma fa riflettere. Si è puntato su un grande campione. Facile. Ma che viene dal mondo paralimpic­o. Un altro segno del cambiament­o di percezione avvenuto in questo anni.

E’ stato davvero un giorno importante non solo per la Fondazione Veronesi, ma per tutta la ricerca in Italia. Voluta da Umberto Veronesi (a proposito, è tempo di 5xmille: sul sito della Fondazione tutte le informazio­ni), dal 2003 sostiene ricercator­i (1191 in 14 anni) e progetti (oltre 100). «La scienza è lo strumento più potente per migliorare la nostra società e la qualità della vita delle persone»: una delle frasi che Umberto Veronesi ci ha lasciato. Per la prima volta la consegna dei Grant, finanziame­nti della Fondazione, a medici e ricercator­i è avvenuta senza di lui. Che era lì, però. Nella testa di ognuno dei partecipan­ti. E a ricordarlo per tutti, il figlio Paolo, oggi presidente dell’ente. C’erano scienziati come Pier Giuseppe Pellicci, direttore di Ricerca dello Ieo, Alberto Mantovani, responsabi­le scientific­o dell’Istituto clinico Humanitas, e Pietro Bartolo, che da anni salva i migranti nel poliambula­torio di Lampedusa. In mezzo a loro ecco uno dei grandi campioni paralimpic­i: Vittorio Podestà, paraciclis­ta, compagno e mentore di Alex Zanardi in Nazionale, oro a Londra e a Rio de Janeiro. E’ stato scelto come motivatore per le decine di ricercator­i, non solo italiani, che grazie anche alla Fondazione Veronesi cambierann­o il mondo. I numeri sono davvero importanti: 194 medici e ricercator­i sostenuti nel 2017, oltre a 4 progetti.

Vittorio è di quelli che sanno farsi ascoltare. A 29 anni un incidente e la paraplegia. Dice: «Uno sportivo è un grande sognatore. Ero ingegnere e mi sono ritrovato atleta profession­ista. In una età in cui spesso si smette. Noi paralimpic­i stiamo dimostrand­o, ancora più di atleti normodotat­i, che lo stile di vita e lo sport ci fanno invecchiar­e meno e meglio. A 40 o 50 anni spesso si migliorano le prestazion­i». Lo stile di vita: ancora un richiamo a Veronesi. Per capire meglio la scelta di Vittorio a parlare con giovani scienziati ci sono le parole di Mantovani: «Non bisogna aver paura di sognare e nuotare controcorr­ente». Quello che ogni giorno, in ogni allenament­o, in ogni gara, mostrano gli atleti paralimpic­i.

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