La Gazzetta dello Sport

Final Four Tonut trascinato­re «Venezia, orgoglio del basket italiano»

1La Reyer sfida Tenerife in semifinale: «Gli unici a giocare per un trofeo continenta­le. Proviamoci»

- Vincenzo Di Schiavi INVIATO A TENERIFE (SPA)

«Sono le mie prime Final Four, le vivo come una grande avventura, un’impagabile possibilit­à di crescita. L’obiettivo è inaspettat­o, ma intanto siamo l’unica squadra italiana in corsa per un trofeo europeo. Questo mi – e ci – nobilita». Nessuno incarna lo spirito e il senso di questo viaggio meglio di Stefano Tonut. Carneade rispettoso, ma pure ambizioso, come questa Venezia che, alle Canarie, contro Tenerife, cerca la magica combinazio­ne per aprire la porta di una finale in cui poi consumare una vendetta rimuginata per 36 anni. Non c’è la Korac in ballo, ma la neonata Champions League. Come quella a cui anela l’amata Juve di «Tonuttino». C’è polpa per sognare una personale doppietta.

Partiamo dal gioco delle percentual­i. Venezia in finale a quanto?

«Non so, in una gara secca i dettagli hanno un peso determinan­te. Tenerife è favorita perché gioca in casa ma attenzione: inizialmen­te è un vantaggio, ma la pressione è tutta su di loro, noi non abbiamo nulla da perdere. Siamo contenti di essere qua, ma non siamo in gita. Di una cosa siamo comunque orgogliosi: ci siamo guadagnati le Final Four di un torneo che dagli ottavi in poi ha alzato notevolmen­te il livello».

E proprio là, in Europa, tra infortuni e giocatori non eleggibili, la Reyer ha cambiato passo.

«La nostra stagione, tolta la parentesi della Coppa Italia, finora è stata fantastica. Vero: infortuni e difficoltà hanno cementato il carattere di una squadra che non molla mai e lo si è visto soprattutt­o in Champions. Merito dei miei compagni visto che io sono stato fuori

SONO JUVENTINO DA SEMPRE BUFFON E DEL PIERO I MIEI IDOLI VORREI DIVENTARE UNA BANDIERA E SOGNO L’EUROLEGA CON LA REYER STEFANO TONUT PLAY AZZURRO

3 mesi, e di De Raffaele: è stato bravissimo a integrare 11-12 giocatori creando una chimica vincente. Chi entra sa sempre cosa deve fare».

Venendo a lei: un inizio col botto, poi una flessione e l’infortunio. Ora è rientrato in una Reyer più completa e profonda.

«L’obiettivo concordato con il coach era rientrare macinando sempre più minuti senza ostacolare ma assecondan­do gli equilibri che si sono creati. Direi che l’obiettivo è raggiunto».

Con Batista e Stone vi sentite poi così lontani da Milano?

«Siamo più vicini dell’anno scorso quando non siamo riusciti a portarla a gara-7 dopo aver vinto al Forum. Purtroppo gli infortuni misero a nudo i limiti di un roster troppo corto. Ora siamo più completi e profondi ma tutto dipenderà da come arriveremo in fondo. Batista, ad esempio, è un giocatore straripant­e, ma deve ritrovare la condizione. Di Milano comunque parleremo più avanti».

Torniamo alla Coppa. E’ più facile che la Juve batta il Monaco o voi il Tenerife?

«La Juve il Monaco, ma lo dico solo per scaramanzi­a…».

Da dove nasce la sua passione per la Juventus?

«Ereditata da mio padre. Da piccolo mi portava a Udine a vederla dal vivo. Mia madre mi comprava le maglie di Del Piero e Buffon, fuoriclass­e dentro e fuori dal campo. Alex l’ho anche conosciuto la scorsa estate: persona disponibil­e, equilibrat­a, elegante. Un idolo».

Nel basket invece è Kobe.

«Mio padre ha giocato contro suo papà Joe e lo ricorda quando stava a bordo campo per pulire il parquet. Anch’io l’ho fatto per vedere giocare mio padre. Solo quello ci accomuna».

Qual è invece la sua passione?

«Il mare mi accompagna da sempre. Mi sono diplomato al Nautico di Trieste: costruttor­e navale. Da bambino andavo a scuola in barca dall’altra parte della costa».

L’aspetta un’estate di lavoro con la Nazionale.

«Penso al presente, a far bene ora con la speranza di essere convocato. Tutti lo danno per scontato, io no. Da 4 anni, ogni estate, lavoro con la Nazionale: l’Under 20, le sperimenta­li e poi quella maggiore. Mi hanno fatto fare il salto di qualità».

Ha ancora 2 anni di contratto, ma la Reyer vorrebbe estendere. Si vede come bandiera?

« Mi piacerebbe. Detto che l’obiettivo di ogni giocatore è quello di puntare sempre più in alto, un giorno vorrei potermi misurare con l’Eurolega. Sarebbe fantastico arrivarci proprio con la maglia della Reyer».

 ?? CIAM ?? Stefano Tonut, 23 anni, play di Venezia, figlio di Alberto
CIAM Stefano Tonut, 23 anni, play di Venezia, figlio di Alberto
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy