«La cosa più importante? Aiutare lo sport di base»
«Autonomia Coni sacra, ma lo Stato può e deve fare la sua parte I 100 milioni per gli impianti un grande segnale. E sulla scuola...»
Laura Coccia conosce il sistema sportivo italiano per averlo vissuto da atleta capace di sfiorare le Paralimpiadi, e per essersene occupata nella sua prima legislatura da deputato del Pd.
Qual è il punto di maggiore sofferenza dello sport italiano?
«Le difficoltà dell’associazionismo di base. Lo Stato deve pensare prima di tutto ad aiutare le società. Penso a quei presidenti, che a causa di alcune interpretazioni delle Agenzie delle entrate, si ritrovano in mezzo a guai seri».
Le proposte in Parlamento però sono rimaste al palo.
«È un obiettivo fondamentale riconoscere il ruolo sociale dell’associazionismo sportivo: è determinante. È un punto e un impegno che il ministro Lotti si è assunto subito in Parlamento».
Però da una parte le società arrancano, dall’altra il funzionamento della democrazia di alcune federazioni lascia molti dubbi.
«Premessa: per me l’autonomia dello sport è sacra e i politici non devono mettersi in mezzo a tifare per l’uno o per l’altro. Altra cosa è interrogarsi in generale sul funzionamento della democrazia. E il Parlamento, per esempio affrontando la questione del limite dei manda- ti, lo sta facendo».
Il limite di due mandati è diventato di tre.
«Ho ascoltato quello che ha detto Malagò con altri dirigenti in commissione. La scelta dei tre mandati, meglio, dei 12 anni, è coerente con quanto succede al Cio. E la carriera internazionale di alcuni dirigenti potrebbe essere penalizzata da esperienze troppe brevi come presidente».
Ma chi si deve occupare in Italia di sport diffuso?
«Lo sport è strumento di prevenzione sociale. Io vedo un intervento doppio: da una parte gli enti di promozione riconosciuti dal Coni, dall’altra lo Stato attraverso il ministero dello Sport e quello della Salute».
Magari investendo davvero.
«Ma questa è stata la legislatura in cui un Governo ha speso per la prima volta 100 milioni nel fondo “sport e periferie” che ha consentito e consentirà di ristrutturare impianti sportivi, spesso agonizzanti».
Invece non è stato raggiunto l’obiettivo dell’educazione motoria nella «Buona scuola»: non sono arrivati i 5300 professori di educazione fisica nella primaria.
«È stato affermato un principio. E negli istituti comprensivi c’è già la possibilità di spostare alcuni professori di educazione fisica sulla scuola primaria. L’inserimento dei tutor del progetto “Sport di classe” non è paragonabile a quello dei professori, ma l’offerta formativa sull’educazione fisica e motoria si è rafforzata».
Non come si sperava...
«Stiamo già lavorando per fare in modo che dalla prossima legislatura l’organico potenziato sia esteso anche alla scuola primaria con un maggiore coinvolgimento di docenti laureati in scienze motorie. E a proposito, vorrei che si facesse finalmente una distinzione».
Quale?
IL LIMITE DEI MANDATI DEI PRESIDENTI? TRE LA SCELTA GIUSTA PARITA’ DI GENERE NELLO SPORT PROFESSIONISTICO SERVE LA LEGGE LAURA COCCIA DEPUTATO PD
«Sport ed educazione motoria non sono la stessa cosa. Il primo riguarda i segmenti agonistici e para-agonistici di questa attività. L’educazione motoria è invece un bisogno di tutti e va proposta a tutti».
E ci deve pensare lo Stato?
«Sì, non c’è dubbio».
Stato che dovrebbe pensare alla riforma della legge 91, anche per tutelare la donna che fa sport ad alto livello.
«Ho presentato una proposta di legge in questa legislatura per modificare le norme. La donna va bene quando vince la medaglia e invece non va bene quando è esclusa dal professionismo nelle federazioni che invece lo prevedono fra gli uomini: ha un senso tutto questo?».
Ultima cosa: Roma 2024. Il suo partito non è pentito dall’aver troppo ideologizzato la disputa Olimpiadi sì o no?
«Veramente l’ha fatto il Movimento 5 Stelle, partendo lancia in resta contro ogni approfondimento, a differenza di quanto sta succedendo con lo stadio della Roma, dove mi pare che la loro posizione sia cambiata diverse volte...»