La Gazzetta dello Sport

Cannavaro «IO, PAOLO CHE VITTORIA NON SONO PIU IL FRATELLO MINORE...»

- di FRANCESCO VELLUZZI INVIATO A SASSUOLO (MODENA)

Su una cosa non ha dubbi: «Io sono più bello di Fabio. Anche senza capelli. Sono più alto, ho gli occhi azzurri». Paolo Cannavaro, il fratello di... «Ci ho convissuto per anni con questa etichetta. Fabio è stato uno stimolo da bambino, un macigno e poi la più grande vittoria della mia carriera. Perché quell’etichetta me la sono tolta. Lui era uno dei difensori più forti di tutti i tempi. Io, a Napoli, il fratello di... Quando mi sono affermato a casa, tornando in A, vincendo la Coppa Italia contro la Juve, la più bella soddisfazi­one, l’etichetta è sparita». Paolo non è mai banale, ha superato con la calma dei forti qualsiasi dispiacere, anche l’ultimo che gli hanno dato domenica nella sua città quando con la maglia 28 del Sassuolo è stato il migliore togliendo alla squadra del cuore e dell’anima due punti vitali. Domenica con l’Empoli può fare 400 partite in A e l’a.d. Giovanni Carnevali ha pronto il rinnovo. «Vorrei giocare altri due anni, sto bene e non ho mai detto che noia l’allenament­o».

Se continua può superare suo il fratello in una cosa. Lui è a 421 presenze in Serie A.

«Un bel traguardo. In qualche cosa devo pur superarlo, è un modo per prenderlo».

Che rapporto c’era tra voi da piccoli e che rapporto c’è oggi?

«Splendido. Ovvio. Siamo in tre, c’è pure mia sorella Renata, bella pure lei eh... Otto nipotini, ci si trova da Fabio a Natale perché ha la casa più grande di tutti. Ma papà e mamma vogliono stare alla Loggetta, non sono mai voluti andar via. Un orgoglio. Fabio lo stimo tanto. Ha la testa giusta per fare l’allenatore, quando vedi in casa uno che parla solo di quello e muove i bicchieri come i calciatori capisci».

Lei, otto anni più piccolo, lo ha seguito col pallone.

«A casa si è vissuto così. Papà Pasquale è stato uno dei più

forti difensori nei tornei minori. Gli amici suoi a me e Fabio hanno sempre detto: “Voi siete bravi, lui lo era di più”. Giocando tra amici mi ha fatto un’entrata tremenda a gamba tesa, non ci ho più giocato. Ora a 70 anni si è guadagnato il posto alla Banca di Roma perché era bravo a calcio».

A 18 anni lei ha seguito Fabio a Parma.

«Vivevo da lui, con Daniela e i bambini e l’incubo del tomino... Ero imbarazzat­o, ma per loro sono stato un figlio. Poi con Fabio ci ho giocato accanto, che emozione. Lui mi diceva “Mandala via”, Thuram diceva che dovevo uscire palla al piede e giocarla. E mio fratello: “Non lo ascoltare”».

Da Parma a Napoli. Cos’è Napoli per lei?

«È casa mia, ci andrò a vivere, a Posillipo. Tutto mi riporta a Napoli. Sono tifoso e i miei figli di più, soprattutt­o Manuel, 15 anni, che come Adrian, 13 anni, gioca nel Sassuolo».

Dove c’è anche il figlio di Fabio.

«Cristian, 17 anni, non voleva andare in Cina, fa una scuola internazio­nale a Modena e gioca nella Beretti del Sassuolo. Vive da noi, come successe a me con suo padre. Solo che io avevo la mia cameretta, lui dorme con i miei maschi. Calcio e Playstatio­n e ogni sera tre borsoni da lavare».

Cosa hanno in comune Parma e «LE 400 PRESENZE IN SERIE A? IN QUALCOSA DEVO PUR SUPERARE FABIO A PARMA VIVEVO CON LUI, DANIELA E I BIMBI, ORA SUO FIGLIO ABITA DA ME»

Sassuolo?

«Tante cose della quotidiani­tà e la qualità della vita. C’è serenità e i progetti sono simili, l’unica differenza è che Tanzi lo vedevamo più di Squinzi, a volte mangiava con noi».

Da Mazzarri a Di Francesco: i due allenatori simbolo per lei. Differenze?

«Uno difende a tre, l’altro a quattro. Io oggi dico che mi trovo meglio a quattro. E di esperienza ne ho fatta, sono nato “curando il 9”, con l’obbligo di non fargli toccare palla. Loro sono simili nel preparare la partita al video, nel curare i difetti dell’avversario, nella meticolosi­tà».

Se le diciamo Benitez?

«L’unico allenatore che non sono riuscito a convincere. Mi ha dato poche possibilit­à».

Se le diciamo Berardi?

«Il futuro del calcio italiano. I grandi li ascolta ed è sempre disposto a migliorare. Mi ri- corda Cavani: vuole far gol anche nell’11 contro 0. Se il Sassuolo vuole crescere può tenerlo , ma quest’estate temo che sarà più dura».

Il giovane che l’ha sorpresa di più?

« Pellegrini, ricorda il primo Hamsik, grande mezzala. Ma cito anche Acerbi, il più forte difensore dopo i tre della Juventus, non sbaglia una partita da due anni».

Il più forte con cui ha giocato?

«Gigi Buffon. Spero non smetta mai».

Lei è stato sottovalut­ato?

«No, lo dimostra il fatto che ho cambiato pochi club».

Se Di Francesco andasse via, come dovrà essere il sostituto?

«Con le stesse motivazion­i interiori. Da trasmetter­e a noi».

Lei che farà da grande?

«L’allenatore. Dei grandi».

THURAM MI DICEVA DI GIOCARE LA PALLA. E FABIO: «MANDALA VIA!» PAOLO CANNAVARO SUL PASSATO A PARMA

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