MoUnited si prende l’Europa
Pogba-Mkhitaryan schiantano l’Ajax Ora è Champions 1L’ex juventino apre con un tiro deviato, poi acrobazia dell’armeno. Mou erge una diga che ingabbia gli olandesi, la sua squadra è superiore
Erano in missione per conto della Champions e si sa: quando Mou invoca un mandato, i suoi fedeli lo seguono ciecamente. Non potevano sbagliare e non hanno sbagliato: vittoria netta, quasi inevitabile, un film senza suspense. Lo United si è portato a casa quello che era venuto a prendersi a Stoccolma: la prima Europa League della sua storia, diventando la quinta squadra a vincere tutte tre le coppe europee, e soprattutto la prossima Champions League. L’Ajax il pass provvisorio ce l’aveva già in tasca: dovrà accontentarsi di passare dal preliminare e dal playoff, sconfitto per manifesta inferiorità di personalità. Quasi tracotante quella del Manchester e così morbida quella olandese da far svaporare la freschezza di un manipolo di ventenni catapultati dentro un sogno. Si faranno: è ancora presto per sognare così alto. Talento e gambe, ritmo e intensità al di là della spregiudicatezza: tutto impallidito all’improvviso di fronte ai mourinhani. Loro invece concentrati, essenziali, pratici: non per caso imbattuti da 11 partite di Europa League, con appena 4 gol subiti e un’altra serata di quasi riposo regalata a Romero. Con la gamba giusta e soprattutto la faccia cattiva il giusto: la prepotenza che nasce da una fisicità quasi
intimidatoria.
IL PROGETTO Il proget to di Mourinho è stato chiaro da subito, semplice nel suo essere già sperimentato: tirare su in mezzo al campo una diga quasi impenetrabile, dove far infrangere le voglie dell’Ajax. Un 4-2-3-1 limitato alla fase difensiva, modulato in 4-1-4-1 con la protezione garantita da Herrera e l’avanzamento di Pogba per andare ad accompagnare Fellaini. Ieri chiave di tutti gli ingranaggi — offensivi e anche difensivi — dello United: giocando in faccia a Schone, il belga spalleggiato dal francese ha prosciugato la prima sorgente di gioco olandese, che con tutto quel po’ po’ di chili e centimetri addosso ha perso presto le coordinate. E con un effetto domino, tutta la squadra ha faticato a ritrovarle: Klaassen e Ziyech hanno trovato ingolfati tutti gli spazi di inserimento anche dal movimento a stringere di Mkhitaryan e Mata; Traoré e soprattutto Younes sono rimasti ingabbiati ai confini del campo salvo blitz estemporanei; Dolberg è precipitato nella morsa di anticipi perfetti stretta da Blind.
LA STAMPELLA DI IBRA Ogni volta che i ragazzi di Bosz hanno provato ad affacciarsi su quella diga che trasudava densità hanno trovato un ostacolo, una trappola, una sbarra tirata su. Praticamente un muro. Solo una volta, quando Younes ha piazzato lo strappo giusto su Valencia e poi trovato Traoré, Romero ha dovuto proteggere la porta. Ma tempo 3 minuti scarsi la ditta Fellaini-Pogba, godendo di insperata libertà, ha aperto la partita: era la notte per dire che è valsa la pena (spendere tanto per lui) e il francese ha segnato l’1-0 grazie ad una deviazione decisiva di Sanchez. Anche un pizzico di fortuna, ma meritatissima per quanto fatto vedere fino a quel momento, e anche dopo.